In Sud Sudan la guerra è finita. Ad annunciarlo James Pitia Morgan, ambasciatore del “giovane” Paese africano in Etiopia.
L'accordo
Domenica, il presidente sud sudanese Salva Kiir e il leader del principale movimento ribelle – il Sudan People's Liberation Movement-in-Opposition (Splm-Io), ed ex primo vicepresidente del Paese africano, Riek Machar, hanno firmato un accordo di condivisione del potere a Khartoum alla presenza del presidente del Sudan Omar al-Bashir e delle controparti di Kenya, Uganda e Gibuti.
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In una conferenza stampa tenuta oggi, Morgan ha dichiarato che l'intesa ha risolto tutte le questioni relative alla ripartizione del potere, alla governance e ai problemi di sicurezza nel Paese. “La guerra è giunta al termine”, ha detto il diplomatico, che ha citato in merito anche il nuovo decreto di amnistia emesso ieri da Kiir, che consente a tutti i ribelli, compreso il Machar, di tornare a Juba. Secondo Morgan, l'accordo di Khartoum prevede un periodo di transizione preliminare di otto mesi durante il quale i ribelli armati resteranno nelle proprie basi durante un processo di integrazione dei vari eserciti in una forza di difesa unica. In seguito, ci sarà un periodo di transizione di 30 mesi dopo il quale si terranno nuove elezioni. I negoziati per un accordo di pace definitivo sono però ancora in corso. Diverse questioni sono ancora sul tavolo, il governo propone per esempio la creazione di una federazione composta da 34 stati, principalmente su base etnica, mentre l'opposizione contesta tale eventualità.