Torna in auge il duello a distanza fra l'ex fedelissimo di Donald Trump, Steve Bannon, e lo stesso presidente degli Stati Uniti, sul quale si allungano nuove ombre correlate all'inchiesta sul Russiagate. Colui che è stato a lungo considerato il vero artefice dell'elezione del Tycoon alla Casa Bianca, ex chief strategist del gabinetto presidenziale, è tornato a puntare il dito sui colloqui intercorsi fra il primogenito di Trump, Donald Jr, e alcuni emissari russi, avvenuti in fase pre-elettorale. Incontri che Bannon ha definito “sovversivi” e “antipatriottici”, parlando con Michel Wolff, autore del volume 'Fire and fury – Inside the Trump White House'. Un libro che lo stesso presidente ha definito, per bocca della portavoce Sarah Sanders, come “pieno di resoconti ingannevoli e di falsità”. Eppure, sulla scia del suo rapporto ormai logoro con il presidente, Bannon avrebbe parlato senza mezzi termini della vicenda delle interferenze durante le presidenziali americane, svelando retroscena sugli incontri avvenuti fra l'entourage del candidato repubblicano e personaggi connessi al mondo russo.
Trump: “E' impazzito”
Le sue prime parole, venute fuori dalle anticipazioni del volume, hanno mandato su tutte le furie Trump il quale, riferendosi al suo ex stratega e uomo forte della campagna elettorale, ha spiegato che “Steve Bannon non ha nulla a che fare con me o con la mia presidenza”. Ma l'inquilino della Casa Bianca ha usato parole anche più dure, attraverso le quali ha tentato di declassare il supporto del suo vecchio fedelissimo in fase di corsa alla presidenza: “Quando è stato licenziato non solo ha perso il lavoro ma anche la ragione. Steve era un membro dello staff che ha lavorato per me dopo che io avevo già vinto la nomination sconfiggendo 17 candidati spesso descritti come i più talentuosi mai riuniti dal partito Repubblicano”.
Vecchi e nuovi scenari
Non si placa, dunque, il vento di tempesta fra i due ex collaboratori. Gli estratti del libro di Wolff hanno aperto nuovi spiragli sui futuri sviluppi dell'inchiesta guidata dal procuratore Mueller: Bannon, infatti, avrebbe confermato all'autore che a quegli incontri parteciparono Trump Jr ma anche Paul Manafort (che aveva già ammesso di aver intrattenuto alcuni colloqui simili) e Jared Kushner, assieme ad alcuni rappresentanti russi accompagnati dal legale Natalia Veselnitskaya, la persona con la quale il genero del presidente avrebbe preso accordi per l'organizzazione dell'incontro alla Trump Tower. Ma l'ex chief strategist non si è fermato a questo: a Wolff avrebbe detto che il prosieguo dell'indagine potrebbe aprire ulteriori scenari legati al riciclaggio di denaro.