Dalla Corea del Nord arrivano nuove minacce che destabilizzano la già tanto delicata scacchiera geopolitica globale. La possibilità che l’Onu possa aprire una sede a Seul ha innescato la rabbia di Pyongyang, la quale si dice pronta a reagire con una “punizione spietata” contro la Corea del Sud e i suoi alleati.
Per la Corea del Nord infatti, l’apertura di un ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, risulta una “provocazione imperdonabile”, rilegando la futura sede tra i principali obiettivi di un attacco. Già a maggio del 2014 l’Onu aveva proposto di avviare i lavori definitivi per aprire la struttura, a seguito di un rapporto di una Commissione dal quale emergevano brutalità “senza paragoni nel mondo contemporaneo” nella Corea del Nord. Si tratta di una vasta rete di campi di prigionia dove sono trattenute almeno 120.000 persone, casi di torture, esecuzioni sommarie e stupri. Una serie di crimini che per la loro violenza sono stati paragonati a quelli dei nazisti durante la seconda Guerra Mondiale o alle repressioni dell’apartheid e dei Khmer rossi.
Già a inizio del mese di marzo, Pyongyang ha effettuato due lanci di missili a corta gittata, che sono caduti nel Mar del Giappone. Il gesto è stato interpretato come una risposta all’avvio delle esercitazioni annuali tra le truppe della Corea del Sud e quelle americane. L’agenzia ufficiale di Kcna aveva riportato pochi giorni dopo le parole del portavoce militare: “La situazione nella penisola coreana è nuovamente a un passo dalla guerra. I soli sistemi per far fronte all’aggressione e alla guerra con gli imperialisti Usa e i loro seguaci sono i bombardamenti impietosi, non il dialogo o la pace”.