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La Russia di Putin riscopre l’accusa di alto tradimento

Sono quattro i cittadini russi arrestati nelle ultime settimane con l’accusa di alto tradimento. Il loro numero continua a crescere, e non è facile tenerne il conto, in quanto si tratta di casi classificati come segreto di Stato, denunciano gli attivisti per i diritti umani. L’ultimo è il caso di Evgheni Petrin, venuto alla ribalta il 9 febbraio. L’uomo, ex agente dei servizi segreti russi, Fsb, e collaboratore del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, è stato arrestato con l’accusa di alto tradimento. La sua colpa sarebbe stata quella di aver passato agli Stati Uniti importanti informazioni strategiche sulla Chiesa Ortodossa. Secondo quanto comunicato dai responsabili di Lefortovo, dove si trova in custodia preventiva, rimarrà in carcere fino ad aprile. Commenta anche il fratello in un’intervista per il quotidiano Kommersant, dicendo che Petrin aveva messo in piedi una rete di talpe a servizio degli Usa all’interno del Patriarcato, con il fine di provocare uno scisma tra la Chiesa ucraina e quella russa.

Ma il caso che ha fatto più scalpore è quello della mamma di 7 figli Svetlana Davydova, arrestata per aver chiamato nell’aprile del 2014, l’ambasciata di Kiev a Mosca, avvertendo presunti movimenti di truppe russe verso l’Ucraina, dopo aver visto svuotarsi la caserma della sua città. Anche la donna è stata posta in detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Lefortovo ed è stata liberata lo scorso 3 febbraio dopo la presentazione di una petizione al Cremlino. Rimane comunque ancora sospettata di tradimento e rischia fino a 20 anni di carcere. Contemporaneamente al caso Petrin è stato reso pubblico quello di un militare della Flotta del Mar Nero, Gennady Kravtsov, seguito a sua volta a un altro caso di tradimento, aperto nei confronti di Vladimir Golubev, ex ricercatore del centro nucleare russo, per il contenuto di un suo articolo scientifico sugli esplosivi pubblicato nel 2013 su una rivista ceca.

La riforma della legge russa sull’alto tradimento è stata modificata nel 2012, in seguito ai disordini di piazza per lo stanziamento di Putin al Cremlino. Secondo gli esperti, l’Fsb – finito nel mirino delle critiche per non essere riuscito a prevedere e contenere l’insofferenza popolare – voleva uno strumento più potente per agire. Prima delle modifiche, la legge stabiliva che l’accusa doveva essere basata su “prove costituite da documenti e competenze, che dimostrassero come il presunto traditore avesse rivelato segreti di Stato. “Ora, invece, è sufficiente l’opinione di qualche agente dell’intelligence: se decidono che alcune azioni o dichiarazioni minacciano la Russia, questo è sufficiente”, spiega il giornalista Andrei Soldatov, esperto di servizi segreti. A suo dire “anche se i casi di tradimento non arrivassero mai a processo, è stato creato un precedente – e conclude il giornalista – è stato creato un precedente”. In questo modo non occorre attuare una repressione violenta, ma basta mandare un segnale alla gente e questa inizierà a comportarsi diversamente.

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