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La Polonia frena la fuga dei cervelli

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Èper arginare la “ferita dolorosa, l'emorragia insostenibile” della fuga dei giovani cervelli dalla Polonia, che il governo del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha proposto una norma, entrata in vigore dall'inizio di agosto, che permette ai giovani al di sotto dei 26 anni di non pagare le tasse. La legge non vige per tutti, ma solo per quei ventenni che guadagnano meno di 20.000 euroo all'anno. In questo modo, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, l'esenzione “perpetua” sul redditto “gonfierà gli stipendi del 18% in più“. Il governo ritiene che la norma interesserà circa due milioni di cittadini

La fuga dei cervelli

La legge si propone di  scongiurare i giovanissimi a non lasciare la madrepatria: una questione urgente che il comitato politico di Diritto e Giustizia l'ha definita una “ferita dolorosa”. Morawiecki ha affermato che questo creerà nuove opportunità per i giovani “tali da raggiungere il livello di altri Paesi dell'Occidente”. Con l'ingresso del Paese nell'Unione Europea, 15 anni fa, ai giovani polacchi è stata data la possibilità, quali cittadini europei, di lavorare liberamente in altri Paesi dell'Ue senza la necessità di un permesso di lavoro o di un visto. Come mostra il grafico elaborato sui dati Eurostat del 2019, dal 2004, l'emigrazione dei giovani polacchi ha registrato un trend in ascesa costante con un picco tra 2016 e 2017. La conseguenza – secondo il primo ministro – è stata una perdita di oltre 1,7 milioni di persone nel giro di 15 anni: “È come se l'intera città di Varsavia se ne fosse andata […] una perdita gigantesca […]. Questo deve finire” ha dichiarato Morawiecki. Questo ha avuto un impatto sull'economia. Come ha dichiarato Barbara Jancewicz dell'Unità di ricerca sull'economia nel Center of Migration Research all'emittente statunitense Cnn: “Negli ultimi tre anni, abbiamo iniziato a vedere la carenza dei lavoratori e […] abbiamo bisogno che quelle persone [tornino] indietro”. 

Emigrazione dei polacchi dopo l'ingresso nell'Ue (2004). In rosso gli emigrati laureati
Grafico © Henrik Pettersson per CNN – Dati © Eurostat 2019

Opportunità, non salario

I primi ad essere scettici sugli esiti positivi di questa misura sono gli stessi destinatari della norma. Come ricorda la Cnn, molti di loro sono emigrati nel Regno Unito, la destinazione più gettonata l'anno dell'ingresso del Paese nell'Unione Europea, e che oggi registra circa un milione di giovani polacchi. Per loro, la detrazione fiscale del Paese non riesce a compensare la mole di opporutnità professionali offerte oltremanica, soprattutto nel settore finanziario: “Molti lavori finanziari non esistono in Polonia” ha detto l'analista ventiduenne Kinga Kitowska, impiegata a Londra, all'emittente statunitense, che ha aggiunto una considerazione sociale del fenomeno migratorio della sua generazione, interessata ad opportunità piuttosto che a impieghi proficui: “Sto cercando opportunità piuttosto che soldi a breve termine”. Per i critici, la misura voluta dal primo ministro avrebbe il solo merito di scongiurare la partenza dei giovani residenti in Polonia; per molti altri, già professionisti altrove, ritornare nel Paese d'origine vorrebbe dire porsi su un piano meno competitivo. Come mostra il grafico, il tasso d'occupazione dei giovani in Polonia è più basso del 1,4% rispetto ai giovani polacchi che lavorano nel Regno Unito. Per gli esiti della misura, dunque, converrà aspettare svariati anni.

Differenza (in punti percentuali) tra il tasso d'occupazione polacco in Polonia comparato a quello dei polacchi emigrati in altri Paesi dell'Ue – Grafico © Henrik Pettersson per CNN – Dati © Eurostat 2019

Marco Grieco: