L’Isis è il nemico comune in Libia e la sua presenza può agevolare l’avvicinamento fra Tobruk e Tripoli, ossia tra il governo riconosciuto e quello “ombra” di impronta islamista. Secondo l’inviato Onu Bernardino León l’accordo tra le due parti in causa “non è mai stato così vicino”. Le divisioni giovano al Califfato che incontra minor resistenza nella sua avanzata e indottrina la popolazione, di fatto erodendo il potere di entrambi gli schieramenti. Divide et impera, il principio rimane sempre quello. “La situazione non può reggere in mancanza di un accordo politico – ha detto all’Ansa León – la Banca Centrale ci ha informato che le risorse finanziarie hanno quasi raggiunto i loro limiti e rimane davvero molto poco tempo”.
Oggi inizia il nuovo round di colloqui in Marocco, “sarà un appuntamento chiave per formare il governo di unità nazionale in Libia” ha spiegato l’inviato intervenendo in videoconferenza da Roma, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. León ha incontrato i rappresentanti dei due governi libi separatamente. “I leader del Paese devono agire velocemente – ha aggiunto – saranno necessari compromessi e decisioni difficili. La situazione in Libia si sta deteriorando rapidamente, il Paese non può più affrontare una crisi politica”.
Il diplomatico delle Nazioni Unite ha anche sottolineato che se “le parti arriveranno alla conclusione di un accordo politico il sostegno della comunità internazionale sarà fondamentale per la sua attuazione”. Nella Capitale italiana si è svolto anche un vertice con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha confermato il pieno sostegno dell’Italia esprimendo l’auspicio che i colloqui in Marocco pongano le condizioni per la formazione di un governo di unità nazionale in grado di stabilizzare il Paese.