Angela Merkel, dopo l’incontro di ieri a Berlino con il premier ucraino Arsenj Jatsenjiuk, si è dichiarata contraria ad una progressiva revoca delle sanzioni europee contro la Russia anche nel caso di progressi nell’attuazione dell’accordo di Minsk “penso che prima di revocare queste sanzioni dobbiamo vedere applicato l’accordo nella sua interezza” ha dichiarato la Merkel. L’accordo prevede, oltre al cessate il fuoco, anche la costruzione di una zona di 30km demilitarizzata nelle zone di confine.
Nell’ambito dell’incontro è stato firmato un accordo sull’apertura del credito di 500 milioni di euro che saranno impiegati per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte nelle aree del conflitto nel Donbass. Jatsenjuk ha sottolineato che questi finanziamenti saranno impiegati per la ricostruzione di ospedali, strade, ponti, linee ferroviarie, scuole. Il premier ucraino ha chiesto anche nuovi aiuti finanziari, il suo paese ha bisogno dei 17 miliardi promessi nel 2014 dal fondo monetario europeo. L’Ucraina a seguito “dell’intervento russo” ha perso il 20% della sua economia nazionale e la produzione industriale è calata del 10%, questo è quanto ha dichiarato il premier al quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Il suo paese starebbe facendo di tutto per gestire la crisi, impegno elogiato dalla cancelliera, che ha definito le politiche del nuovo governo ucraino “ambiziose e risolute”.
Non si quieta comunque lo scontro tra Russia e Ucraina sul fronte dei giacimenti di gas nel Mar Nero. La compagnia statale ucraina Naftogaz sta valutando l’idea di avviare un’azione legale, appellandosi ai tribunali internazionali, contro la Russia poiché non riesce ad avere accesso a molti dei suoi giacimenti in alto mare. Infatti, dopo l’annessione della Crimea il paese di Putin rivendica anche l’accesso esclusivo alla zona economica al largo della penisola, compresi i giacimenti delle materie prime.