Nonostante la Grecia abbia raggiunto un accordo con l’Eurogruppo nella giornata di ieri, il Paese ellenico non ha onorato il saldo di un ulteriore debito di 456 milioni di euro con il Fondo monetario Internazionale – scaduto a mezzanotte – dopo che il 30 giugno non aveva rispettato l’impegno a pagare 1,55 miliardi di euro. Così crescono sempre di più gli arretrati della Grecia, che ora ammontano a circa 2 miliardi di euro. A renderlo noto è il portavoce del Fmi Gerry Rice, che ha comunicato anche che la richiesta di Atene di un prolungamento dei tempi di pagamento sarà esaminata nelle prossime settimane dal Consiglio del Fondo.
E sull’accordo che si è raggiunto ieri le parole pronunciate da Romano Prodi sono quelle che forse rispecchiano meglio la situazione: “Si è evitato il peggio, ma non il male”. L’intesa infatti prevede sì un piano di aiuti di circa 80 miliardi di euro a favore della Grecia, ma Atene in cambio dovrà varare riforme immediate e durissime.
Infatti già entro la giornata di oggi, o comunque prima del prossimo Eurogruppo che si riunirà nella giornata di mercoledì, il Parlamento greco dovrà votare le prime misure su aumento dell’Iva e tagli alle pensioni, sull’indipendenza dell’ufficio di statistica e dovrà creare il Fiscal Council, cioè un organo di sorveglianza dei bilanci previsto dal Fiscal Compact. Inoltre entro il 22 luglio Atene dovrà adottare il nuovo codice di procedura civile per accelerare i processi e ridurne così i costi. Ma il colpo più duro per il governo greco è il ritorno alla Troika, con i tecnici di Ue, Fmi e Bce a controllare e a dare il loro assenso alle riforme decise dall’esecutivo.