A Parigi e nel resto della Francia si sono tenuti una serie di raduni per denunciare gli episodi di antisemitismo avvenuti negli ultimi giorni in tutto il paese. Nella capitale si sono riunite migliaia di persone a Place de la Republique, dove erano presenti anche rappresentanti di partiti, del governo e della società civile. L'evento è stato organizzato dal Partito socialista che, al termine del raduno, ha annunciato la partecipazione di 20 mila persone. Assente la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, che non è stata invitata. Fra i manifestanti anche diversi gilet gialli, venuti per testimoniare la loro estraneità al pensiero antisemita dopo che il filosofo Alain Finkielkraut è stato insultato la scorsa settimana a margine di una loro mobilitazione. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha preferito non partecipare, nonostante l'invito da parte dei socialisti. Il capo dello Stato si è recato nel pomeriggio nel cimitero ebraico di Quatzenheim, in Alsazia, dove nella notte precedente erano state profanate circa novanta tombe. In seguito, Macron è tornato a Parigi per fare visita al Memoriale della Shoah insieme ai presidenti del Senato, Gerard Larcher, e dell'Assemblea nazionale, Richard Ferrand.
Finkielkraut: “I gilet gialli e il nuovo odio antisemita”
Il filosofo Alain Finkielkraut, nel ricordare gli insulti subiti durante la manifestazione dei gilet gialli, ha così commentato a un noto giornale italiano: “Erano in tanti, urlavano forte. Ho capito solo che era meglio andarsene perché rischiavo di essere linciato. Se non ci fossero stati i poliziotti mi avrebbero spaccato la testa. Detto questo, non mi sento né vittima né martire“. “Solo dopo, rivedendo le immagini, ho ricostruito che non si sente 'sporco ebreo' ma 'grossa merda sionista', 'razzista', 'fascista'. Un uomo ha urlato: 'La Francia è nostra'. Qualcuno penserà alla citazione del vecchio slogan nazionalista antisemita 'La Francia ai francesi'. Non credo. L'uomo aveva la barba, la kefiah, il governo l'ha identificato come qualcuno vicino ai salafiti. Il senso era: 'La Francia è la terra dell'Islam'. Questo insulto deve farci riflettere”. Secondo il filoso, “esiste un vecchio antisemitismo in stile anni Trenta che si ricicla oggi”. “Tutti continuano a ripetere la frase di Brecht: 'Il ventre che ha partorito la bestia immonda è ancora fecondo'. Ed è vero, ma oggi la Bestia Immonda esce anche da un altro ventre. Gli ebrei sono il primo bersaglio di una convergenza delle lotte tra la sinistra radicale antisionista e giovani di banlieue vicini all'islamismo”, ha sottolineato Finkielkraut.