Anche i bambini sospettati di aver avuto legami con l'Isis vengono processati in Iraq. E' la denuncia di Human Rights Watch che fotografa una delle conseguenze del nuovo panorama creato dalla caduta del sedicente Stato Islamico.
La denuncia
L'ong, che parla di giudizi “fortemente viziati” e contrari al diritto internazionale, ha realizzato un'inchiesta intervistando 29 bambini iracheni, attualmente detenuti o che sono stati in carcere, e anche i loro familiari e i secondini oltre a raccogliere fonti giudiziarie.
Barbarie
Molti ragazzini sono stati arrestati in campi profughi o a posti di blocco sulla base di vaghi indizi; poi, secondo Hrw, sono stati picchiati, torturati con scosse elettriche, costretti ad ammettere l'appartenenza all'Isis, anche se non si erano mai uniti ai jihadisti, e processati senza avvocati. “Mi hanno picchiato ovunque con tubi di plastica: dicevano che dovevo dire che stavo con l'Isis e ho accettato”, ha raccontato un quattordicenne. I processi duravano una manciata di minuti ed erano condotti in curdo, una lingua che i ragazzi, di lingua araba, non capiscono.
Le pene
Le condanne, nei processi realizzati nel territorio del governo regionale curdo, si aggirano sui sei/nove mesi; ma nei tribunali federali quei ragazzini sono stati condannati fino a 15 anni, ritrovandosi poi in carceri sovraffollate accanto ad adulti e in violazione degli standard internazionali. Secondo il rapporto “Everyone Must Confess: Abuses against Children Suspected of Isis Affiliation in Iraq“, i bambini detenuti dalle autorità irachene e curde per presunti legami con i jihadisti sono circa 1.500 e almeno 185 sono quelli accusati di terrorismo e condannati a pene carcerarie