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La Corea lancia tre missili a corto raggio nel Mar del Giappone

Tre missili lanciati dalla Corea del Nord verso il Mare del Giappone. È la nuova provocazione del regime di Pyongyang nei confronti della comunità internazionale che continua ad assistere con preoccupazione ai segnali di una possibile escalation. I missili, tutti a corto raggio, indirizzati verso nord-est, sono caduti in mare dopo circa 250 km, tra il Giappone e la Penisola coreana. I militari americani affermano che i vettori sono stati lanciati nell’arco di 30 minuti. “Il primo e il terzo non sono riusciti a volare a lungo” e “non avrebbero completato la traiettoria”, mentre “il secondo missile lanciato sarebbe invece esploso quasi subito”, dichiara Dave Benham, comandante dello Us Pacific Command, secondo il quale non c’è stata la minima minaccia a Guam, la base Usa nel Pacifico, o al territorio statunitense più in generale.

Secondo il ministero della Difesa sudcoreano, sono partiti dalle 6:49 locali (le 23:49 di ieri in Italia) dalla provincia nordcoreana di Gangwon. “I militari mantengono un’attenta sorveglianza sulla Corea del Nord nel caso di ulteriori provocazioni”, riferisce il ministero della difesa di Seul. Il capo di Gabinetto nipponico, Yoshihide Suga, osserva che i missili balistici non hanno raggiunto le acque territoriali del Giappone o la zona economica esclusiva (Zee). Pertanto, nonostante che il premier Shinzo Abe abbia chiesto alle forze di autodifesa di rimanere in stato di allerta, gli ultimi lanci non hanno minacciato la sicurezza nazionale del Giappone. Ma, senza dubbio, la nuova azione perpetrata dalla Corea del Nord suscita nuove incertezze per quell’area. Eppure il presidente americano Donald Trump e il segretario di stato Rex Tillerson recentemente avevano sottolineato il nuovo atteggiamento più moderato dello Stato asiatico e l’interruzione dei lanci missilistici. “Credo che stia cominciando a rispettarci”, aveva detto il capo della Casa Bianca in un comizio lo scorso martedì, riferendosi al leader nordcoreano Kim Jong-un. “Rispetto moltissimo questo fatto – aveva aggiunto –. E forse, o forse no, qualcosa di positivo può succedere”.

Timide speranze che purtroppo sono rimaste deluse. A livello diplomatico l’ambasciatore Sebastiano Cardi, rappresentante permanente al Palazzo di Vetro esprime le sue considerazioni precisando che la nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza potrebbe aiutare a riportare Pyongyang al tavolo dei negoziati. “Nel comitato sanzioni per la Nord Corea del Consiglio di Sicurezza Onu – soggiunge al termine della riunione della commissione da lui presieduta – c’è una chiara idea comune sulla necessità di continuare a esercitare pressione su Pyongyang per evitare che continui a violare le risoluzioni internazionali, questo è l’obiettivo di tutti i membri”. Intanto, le forze militari statunitensi e sudcoreane vanno avanti con le loro esercitazioni congiunte in corso “anche più a fondo”, come dichiarato dai due Paesi.

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