A Wenzhou – in Cina – il Dipartimento dell’Educazione ha pubblicato una direttiva in cui si proibisce qualunque evento legato al Natale nelle scuole e negli asili. La direttiva assicura che le autorità vigileranno affinché non avvengano celebrazioni natalizie specificando, come motivazione, che il Natale è “kitsch” – di cattivo gusto – e non è una festività “secondo la tradizione cinese”. La direttiva è stata diffusa anche nei campus universitari a livello nazionale.
La direttiva di Wenzhou va di pari passo con la campagna sulle demolizioni di croci ed edifici religiosi lanciata dal governatore della regione del Zhejiang, Lu Zushan, e dal segretario del Partito Comunista Cinese (PCC), Xi Jinping, con lo scopo di ridurre l’influenza del cristianesimo nella società, essendo questa religione bollata come un “inquinamento spirituale dell’occidente”. Per ironia della sorte, proprio nel territorio di Zhejiang – provincia orientale costiera della Repubblica Popolare Cinese con 55 milioni di abitanti – si producono circa il 60% delle decorazioni natalizie esportate poi in tutto il mondo.
Solo nell’agosto scorso monsignor Vincenzo Zhu Weifang – vescovo della città-prefettura di Wenzhou – aveva denunciato il governo dello Zhejiang per le demolizioni forzate delle chiese e la distruzione delle croci dalle chiese protestanti e cattoliche della provincia. I fedeli erano stati costretti a chiudere le entrate dei luoghi di culto con dei massi per evitare ulteriori distruzioni e a invocare la protezione legale alla libertà religiosa, considerando che le chiese e le croci sarebbero beni protetti dalla legge cinese.
Nonostante la direttiva, il fascino del cristianesimo tra i giovani sembrerebbe essere in crescita. Secondo voci non facilmente verificabili, infatti, la notte di Natale, nella sola Pechino, sarebbero state battezzate almeno 3 mila persone. Un’ulteriore prova dell’interesse suscitato dal Natale deriva proprio dal commercio: la vendita di oggetti natalizi quali babbi natali, alberi e presepi, è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, favorita anche dall’apertura della Cina ai mercati occidentali.