Galvanizzati dalle notizie su una possibile vittoria indipendentista nel referendum scozzese della prossima settimana, centinaia di migliaia di catalani hanno partecipato a un’altra manifestazione oceanica per il diritto a una consultazione popolare per l’indipendenza dalla Spagna, che il governo centrale di Madrid ha annunciato di voler bloccare “con ogni mezzo”. L’obiettivo, raggiunto, è stato quello di formare una enorme “V” su Barcellona, capitale culturale e politica di una regione che si vuole sempre più nazione. I manifestanti si sono concentrati sui due assi viari principali della metropoli catalana, la Avinguda Diagonal e la Gran Via de les Corts Catalanes, per un totale di circa 12 chilometri. La “V” allude al “voto” referendario negato da Madrid, ma anche alla “Via Catalana all’indipendenza”, la gigantesca catena umana di un milione e mezzo di persone che l’anno scorso, sempre l’11 settembre, percorse tutta la Catalogna per 400 km, dal confine Sud con la regione di Valencia, a quello Nord con la Francia.
‘Junts la farem posible’, assieme la faremo possibile, lo slogan della “Diada definitiva”, nelle intenzioni dei convocanti – l’Associazione Nazionale Catalana e Omnibus – la terza dimostrazione di forza, dopo la catena umana che lo scorso anno ha attraversato la regione e il milione e mezzo di persone mobilitate nel 2011. Fra i manifestanti che, in file disciplinate e in un’atmosfera festiva, hanno inondato il centro di Barcellona, c’era il governo catalano quasi al completo, ma senza il presidente Arturo Mas, con rappresentanti di CiU, Erc, Icv, Cup e militanti socialisti.