Forse per troppa, o per troppo poca, diplomazia, la Casa Bianca ha evitato di usare il termine genocidio per definire il massacro con cui durante la Prima Guerra Mondiale vennero uccisi un milione e mezzo di armeni, evitando di entrare in rotta di collisione con la Turchia che protesta duramente quando viene utilizzata quella definizione. Il capo di gabinetto Denis McDonough e i principali consiglieri del presidente Usa Barack Obama hanno ospitato alla casa bianca i leader della comunità armeno-americana per discutere il centenario. Da qui hanno fatto diramare un comunicato in cui si sottolinea la necessità di “onorare il milione e mezzo di vite umane perdute in quel periodo orrendo”.
La risposta armena non si è fatta attendere, dicendo che questo è un “duro colpo ai diritti umani”. Ricordiamo che la Turchia ha protestato duramente contro il Vaticano dopo che Papa Francesco, in occasione del centenaio, aveva parlato di “primo genocidio del ventesimo secolo”, suscitando l’ira di Ankara.
Ma la Casa Bianca – dato che la Turchia, oltre ad essere un membro della Nato, è uno dei principali alleati degli Stati Uniti sullo scacchiere del Medio Oriente – ha deciso di andare più cauta. Anche perché l’appuntamento a Washington è venuto in concomitanza di una visita del ministro degli Esteri turco Mlylut Cayusoglu. Tali dichiarazioni lasciano piuttosto perplessi, anche perché lo stesso Obama nel 2008 aveva riconosciuto che per gli armeni “c’è stato genocidio”. Al tempo l’attuale presidente era solo un senatore, e quindi le ragion di Stato erano meno impellenti. Nello stesso discorso aveva promesso di riconoscerlo, ma soli sette anni dopo ha deciso di omettere il termine, pomo della discordia diplomatica.