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La Brexit divide i Labour?

Torna ad aleggiare sulla Gran Bretagna lo spettro di un nuovo referendum sulla Brexit? Non esattamente, anche se di questo si era parlato a più riprese poco prima della piena estate. Al momento però, la questione sembra riguardare più la stabilità Labour che quella Tory visto che, a riportare in auge la questione, è stato proprio il partito laburista di Jeremy Corbyn, tornato a parlare attraverso il parlamentare Sir Keir Starmer, il ministro-ombra per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Starmer ha rilasciato una dichiarazione a 'Today', programma in onda su Bbc Radio 4 riportato dall'Independent, con la quale avrebbe in qualche modo riaperto lo spiraglio di una possibile nuova interrogazione del popolo britannico sulla questione Brexit spiegando che, dovesse infine essere bocciato da Bruxelles il piano di uscita preparato dal governo May, “tutte le opzioni tornerebbero possibili”. Il che, in sostanza, potrebbe significare un'altrettanto possibile risalita di consensi dei Lab, tornati indietro negli ultimi sondaggi rispetto ai Tories, e un nuovo voto, tutt'altro che scontato. Ma poco scontata appare anche la risalita dell'opposizione.

La versione di Starmer

Sull'eventualità di una Brexit senza accordo, Starmer si è tenuto cauto spiegando che l'uscita dall'Ue potrebbe non scattare immediatamente se May dovesse fallire nelle trattative con Bruxelles (che richiedono una risposta definitiva entro il prossimo mese di marzo, quando gli effetti del referendum saranno vigenti a tutti gli effetti). Da valutare sarà anche la posizione del Parlamento britannico e il suo voto a favore o contro l'accordo (sempre eventuale) che la premier troverà con l'Unione: “Penso che ci sia bisogno di un controllo democratico, non credo che il primo ministro possa semplicemente decidere da sola quale sarà il futuro di questo Paese. Mi sono concentrato sul voto in Parlamento e sul voto significativo: se il voto è quello di rifiutare l'accordo sull'articolo 50, il Parlamento deve decidere cosa succederà dopo”. E, conclude, “in tali circostanze mi sembra che tutte le opzioni dovrebbero essere sul tavolo”.

La frenata di Corbyn

A inizio settimana, sulla questione Brexit si era espresso anche il segretario al commercio internazionale, Barry Gardiner, secondo il quale un altro eventuale referendum potrebbe portare a un clima di disobbedienza civile e, del resto, anche il leader Corbyn (sollecitato sulla questione durante una visita a New Lanark, in Scozia) avrebbe provvisoriamente frenato sulla possibilità di un programma per tenere una nuova votazione popolare qualora la premier May non dovesse riuscire a chiudere con Bruxelles tramite stretta di mano. E questo nonostante gli ultimi sondaggi in casa Lab abbiano dato il remain in sostanziale vantaggio sul leave. Uno stallo che, assieme ad altri fattori, ha determinato una leggera flessione nei consensi per il leader Labour e la contemporanea risalita del governo Tory. Il tutto aspettando le risposte, quelle vere, per le quali bisognerà attendere il mese di marzo.

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