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La Bce taglia al ribasso le stime su Pil e inflazione dell’Eurozona

Un nuovo intervento straordinario della Banca centrale europea potrebbe arrivare presto: dopo il bollettino di novembre diffuso dall’Eurotower, non si esclude una forma di quantitative easing, ovvero l’acquisto di titoli sul mercato. L’organismo europeo ha l’onere di tenere l’inflazione sotto il limite del 2%: le notizie poco confortanti dell’aggiornamento mensile potrebbero accelerare gli interventi.

Gli esperti delle proiezioni economiche tagliano infatti la stima d’inflazione dell’Eurozona per il 2014 allo 0,5%, dallo 0,7% di tre mesi fa: quella prevista per il 2015 si attesta all’1% dal 1,2% dell’ultimo report, mentre quella per il 2016 all’1,8%, dall’1,9% precedente. Quanto al Pil, la valutazione della Bce è “sostanzialmente in linea” con il quadro di un indebolimento della crescita dell’Eurozona: gli analisti hanno dunque tagliato le stime di crescita al +0,8% per il 2014, dal precedente +1%, al +1,2% per il 2015 dal precedente 1,5% e, infine, al +1,5% per l’anno successivo, dall’1,7% di tre mesi fa.

Le attese sulla disoccupazione rimangono stabili sul breve termine, mentre sono state corrette al rialzo sul lungo periodo: nel bollettino di novembre, le previsioni medie per il tasso di disoccupazione sono all’11,6% per il 2014, all’11,3% per il 2015, entrambi invariati. Per il 2016, invece, il dato è stato rivisto al rialzo di 0,1 punti percentuali e toccherà il 10,9%. Ancora una volta gli esperti ritengono che “la debolezza della ripresa permetterà una riduzione solo molto lenta della disoccupazione”: solo nel 2019 si potrà vedere un numero di senza lavoro sotto il 10%.

Il consiglio direttivo dell’Eurotower si prepara dunque ad intervenire nuovamente: Mario Draghi “ha conferito agli esperti della Bce e ai comitati competenti dell’Eurosistema l’incarico di assicurare la tempestiva predisposizione di ulteriori misure da attuare se necessario”. Secondo la Banca centrale europea, i rischi per l’economia europa “restano orientati al ribasso”. In particolare, “l’indebolimento dello slancio della crescita nell’area dell’euro, con l’acuirsi dei rischi geopolitici, potrebbe agire da freno sulla fiducia e soprattutto sugli investimenti privati”. Infine, una bacchettata agli Stati Membri in procinto di avviare nuove ed incisive norme: “Ci sono – hanno spiegato gli analisti – progressi insufficienti sul fronte delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro, cosa che rappresenta un forte rischio al ribasso per le prospettive economiche”.

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