“La Bce ha mantenuto invariato l’orientamento di politica monetaria e deciderà in autunno riguardo una calibrazione degli strumenti di politica monetaria nel periodo successivo alla fine dell’anno“. Lo scrive l’istituto di Francoforte nel bollettino diramato all’esito dell’ultima riunione, spiegando che negli scorsi mesi l’inflazione ha registrato “un lieve aumento” ma nel complesso resta “su livelli contenuti” e di conseguenza, “è ancora necessario un grado molto elevato di accomodamento monetario“.
La Banca centrale europea, in particolare, ha abbassato le sue stime sull’inflazione dell’Eurozona per il 2017 a 1,5%, per il 2018 a 1,2% dal precedente 1,3% e per il 2019 a 1,5% dal precedente 1,6%. Francoforte ha anche confermato la revisione al rialzo delle stime di crescita per la zona euro per il 2017 al 2,2% dall’1,9%precedente, mentre restano invariata quelle per il 2018 e 2019 rispettivamente all’1,8% e all’1,7%.
Nello stesso documento viene anche sottolineato che “durante la ripresal’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea“. Questo “ha verosimilmente avuto un effetto considerevolesulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia”. La Bce ha poi spiegato che “sebbene l’offerta di lavoro nell’area dell’euro stia continuando ad aumentare, negli ultimi dieci anni il suo tasso di crescita ha subito un rallentamento“.
Nel periodo immediatamente successivo alla Grande recessione “il tasso di crescita medio della forza lavoro ha segnato una moderazione in tutti i maggiori paesi dell’area dell’euro rispetto al periodo precedente la crisi”. E “l’indebolimento della dinamica della forza lavoro è stato particolarmente eclatante in Spagna, per effetto soprattutto dei cambiamenti nei flussi migratori”. Prima della crisi si osservava “una consistente immigrazione netta verso la Spagna, ma tale dinamica si è invertitadopo che nel Paese si è registrato un marcato aumento del tasso di disoccupazione”.
In Italia il “tasso di disoccupazione è in calo ma non può essere definito un calo significativo”. Nel bollettino la Bce prende in considerazione tre parametri, spiegando che l’Italia con la Slovenia, “non ne soddisfa nessuno” a differenza di Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Slovacchia. I tre parametri sono: il tasso di discesa della disoccupazione in 3 anni; la percentuale del calo della disoccupazione nel periodo, e il permanere dopo 5 anni di un tasso di disoccupazione più basso dell’iniziale.