Dopo aver sfidato l'intera comunità internazionale, con il lancio di due missili a corto raggio terminati nel Mar del Giappone, il leader nordcoreano Kim Jong Un attraverso l'agenzia Kcna spiega cosa ha motivato l'ultimo test. “Sono una dimostrazione di forza e un solenne avvertimento” nei confronti della Corea del Sud. Il vicino con cui è ancora formalmente in guerra dal 1950. Ma c'è di più. I due vettori erano “nuovo tipo di arma tattica guidata”. Le fonti giornalistiche assicurano che il test è stato direttamente organizzato da Kim, in risposta “alle moderne e ultra offensive armi” sviluppate dalla Corea del Sud e alle previste manovre militari congiunte con gli Usa.
Le reazioni di Seul e Tokyo
I principali alleati degli Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone sono preoccupati. “Se erano missili balistici, hanno violato le risoluzioni Onu e lo trovo estremamente deplorevole”, ha commentato il ministro della difesa giapponese Takeshi Iwaya, riferendosi alla lunga serie di sanzioni delle Nazioni Unite. I lanci rappresentano una “minaccia che non aiuta gli sforzi per allentare le tensioni militari nella penisola coreana”, gli ha fatto eco il ministero della Difesa della Corea del Sud, aggiungendo che gli ultimi razzi, partiti dalla città costiera orientale di Wonsan, sembrano nuovi tipi di missili balistici. La Cina, il Paese più vicino a Pyongyang, ha colto invece l'occasione per invitare gli Usa e la Corea del nord a riaprire i negoziati al più presto. L'eclatante gesto non poteva non avere delle immediate conseguenze. Infatti sembrerebbe già stato cancellato dall'agenda il previsto incontro, la prossima settimana a margine del forum sulla sicurezza dell'Asia sudorientale a Bangkok, tra il segretario di stato Mike Pompeo e il ministro degli esteri nordcoreano Ry Yong Ho, che ha annullato il viaggio. La maggior parte degli analisti legge nei nuovi lanci una 'tattica' per aumentare la pressione su Washington e ricominciare il dialogo da una posizione di forza.