L'Gli indipendentisti catalani sono pronti a governaore. Lo hanno detto il portavoce di JxCat, Elsa Artadi, e di Erc, Sergi Sabria. Artadi ha anche invitato Carles Puigdemont a rientrare dall'esilio per essere “eletto presidente“.
L'ex president esulta
L'ex governatore subito dopo l'ufficializzazione dei risultati elettorali definitivi ha esultato. “La Repubblica catalana ha sconfitto la monarchia spagnola sull'articolo 155″, così come il risultato “dimostra all'Europa che la ricetta di Rajoy non ha funzionato” ha detto. Parole che, a ogni modo, non celano fra le righe una ricetta nascosta per capire quale sarà il futuro della regione: al momento è l'incertezza a farla da padrone non tanto sul piano delle idee, quanto più sulla loro attuazione. Puigdemont prova a tracciare una linea, riassunta in quattro punti: rettifica, riparazione, restituzione della democrazia e, soprattutto, libertà per i prigionieri politici. Un punto, questo, sul quale stanno riflettendo un po' tutti i freschi vincitori delle regionali: l'ex presidente è a Bruxelles, il suo vice, Oriol Junqueras, in carcere e la formazione di un nuovo governo di maggioranza potrebbe per questo rivelarsi più complicata del previsto.
Pro e contro
Il rischio che si annusa dalle parti di Barcellona, infatti, è quello di ritrovarsi nella stessa situazione di qualche mese fa: la differenza, stavolta, dovrebbe essere nella linea alla quale il nuovo governo si relazionerà con Madrid e su quali presupposti presenterà la sua proposta di addio. L'opinione diffusa prima del voto, anche a seguito della politica ferrea di repressione adottata da Rajoy, riguardava lo sviluppo di un dialogo più prolifico che, in un certo senso, potesse nascere dagli errori e dalla, per così dire, “poca maturità” del processo d'indipendenza portato avanti da Puigdemont. Al momento, però, a mancare è proprio una guida, una figura nella quale convogliare fiducia e speranze per le sorti della Generalitat.
La nuova Catalogna
In sostanza, resta ora da capire se il nuovo governo adotterà davvero una linea morbida nei processi di dialogo con Madrid e, soprattutto, se il premier Rajoy sarà disposto a prestare orecchio. O se, d'altro canto, l'azione di repressione intrapresa dal premier spagnolo abbia definitivamente tagliato le corde che ancora tenevano insieme Spagna e Catalogna. Sicuramente, le elezioni anticipate volute da Rajoy, unite alla disgregazione granitica dell'ex governo, hanno portato a effetti ambivalenti: lo schiaffo dell'indipendenza mancata, probabilmente ancora troppo vivo, ha rilanciato le ambizioni separatiste, paradossalmente rinforzate da tutto quello che ne è conseguito a discapito di un fronte, quello unionista, capace di assestare 'Ciudadanos' in vetta fra i vari partiti ma di non inficiare minimamente sul successo del fronte dell'addio. Di sicuro, per ora, c'è solo la ripartenza. Da capo.