Sarà Jordi Turull a correre per la presidenza della Catalogna: una scelta che comporta qualche rischio ma che, d'altronde, era l'unica percorribile dopo le bocciature di Carles Puigdemont e di Jordi Sanchez, rispettivamente arrivate dalla Corte costituzionale spagnola e dal Tribunale supremo, anche se l'ex leader ha rinunciato spontaneamente alla candidatura. Il problema, però, è nei tempi e soprattutto nel nome: Turull, infatti, è uno degli ex ministri della Genarlitat del governo Puigdemont e, a quanto pare, potrebbe essere convocato dal Gip del Tribunale, Pablo Llarena, per la giornata di venerdì, assieme ad altri cinque leader catalani. Con questa mossa, il candidato catalano rischierebbe di trovarsi incriminato per ribellione e, a questo porposito, potrebbe anche ritrovarsi in stato di detenzione preventiva subito dopo la sua elezione.
Elezioni e presidenza
Un clima tutt'altro che tranquillo in Catalogna, dunque, alla vigilia dell'investitura di Turull, prevista con voto nel pomeriggio, come annunciato dal presidente del Parlament Roger Torrent. Il tutto, ovviamente, dovrà passare dal via libera della sinistra indipendentista della Cup che, qualora rinunciasse alle sue riserve, potrebbe di fatto posizionare Turull sulla poltrona presidenziale e proprio con quella carica si presenterebbe davanti al giudice. Come detto, il probabile futuro presidente catalano era rientrato nella cerchia di arresti dei ministri dell'allora governo Puigdemont ed era rimasto in carcere per 4 settimane nel novembre scorso. Con lui, altri 10 leader indipendentisti, 4 dei quali sono ancora in stato di detenzione.
Gli altri leader
Sono in totale 28 i dirigenti dell'ex Parlament a essere imputati di ribellione e sedizione: fra questi, oltre a Jordi Sanchez, anche l'ex presidente e leader di Juntos por Cataluna Puigdemont (ora a Bruxelles) e il suo vice di allora, Oriol Junqueras. Ognuno di loro, rischia di subire condanne fino a 30 anni di carcere. Puigdemont, nel frattempo, sta per fare tappa verso la Finlandia, dove parteciperà a un nuovo incontro dopo la 4 giorni di Ginevra: questo perché le autorità di Madrid hanno per il momento rinunciato a richiedere l'arresto del vecchio presidente agli altri Paesi, volendo evitare il rischio di veder tramutata la richiesa in un ennesimo diniego.