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Jihadisti in rotta da Raqqa: la caduta è vicina

E’ ormai vicinissima la capitolazione definitiva di Raqqa, la roccaforte dell’Isis in Siria divenuta, negli anni, una sorta di capitale del sedicente Stato islamico. La città, come annunciato già nelle scorse ore, sarebbe ormai a un passo dalla liberazione definitiva da parte delle forze curdo-arabe sostenute dagli Stati Uniti, con i militanti jihadisti che, stando a quanto riportato da alcune fonti locali, starebbero deponendo le armi ed evacuando i quartieri ancora occupati. Sarebbero in corso delle trattative tra miliziani e autorità per una resa che eviti un bagno di sangue: fra loro ci sarebbero anche alcuni foreign fighters. Al netto di qualsiasi sviluppo nelle prossime ore, la caduta di Raqqa segna un passaggio decisivo per la caratura dell’Isis in Medio Oriente, costituendo la seconda grande sconfitta dopo la battaglia che, pochi mesi fa, aveva portato alla liberazione di Mosul, l’altra importante roccaforte del Califfato.

Ultime resistenze

La città siriana, occupata nel 2014, costituiva il nucleo amministrativo dei jihadisti nonché meta finale dei numerosissimi (almeno 40 mila fra il 2014 e il 2015) combattenti stranieri (anche europei) giunti in territorio mediorientale per unirsi alla causa del sedicente Stato islamico. La più strenua resistenza alle ultime avanzate della coalizione sarebbe opposta proprio dai foreign fighters o, più precisamente, da coloro indottrinati dalla campagna propagandistica dell’Isis perpetrata attraverso il web. Secondo le notizie arrivate da Raqqa, gli ultimi scontri si starebbero consumando nella cittadella medievale, fra le aree più soggette ai bombardamenti. Molti di questi combattenti, però, sarebbero tra quelli in corso di trattativa per l’evacuazione pacifica.

La caduta di Raqqa

Inizialmente era stata diffusa la notizia che ai combattenti stranieri sarebbe stato negato il permesso di allontanarsi dalla città, nel timore di possibili ripercussioni in altri Paesi. Nel frattempo, ossia dall’inizio dell’offensiva finale, l’arretramento dell’Isis a Raqqa è stato (come a Mosul) pressoché costante. L’avanzamento delle truppe coalizzate aveva portato al taglio dei rifornimenti, dei beni di prima necessità e di fattori importanti come la luce elettrica. Al contempo, è cresciuto esponenzialmente il dramma della popolazione civile, priva delle più basilari norme igienico-sanitarie e ridotta a 25 mila persone (molte delle quali usate come scudi umani dai miliziani) dalle originarie 200 mila.

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