“Il Califfato fisico è morto, quello virtuale vive ancora”. In un’intervista alla Welt il coordinatore europeo antiterrorismo, Gilles de Kerkove, ha messo in guardia sulle potenzialità dell’Isis, che può ancora contare su circa 2.500 eurofighters (cioè combattenti provenienti dai Paesi Ue) Siria e in Iraq.
“Avevamo circa 5000 europei che hanno combattuto in Siria e in Iraq per Isis. Di questi 1500 sono ritornati e circa 1000 sono morti. Dei 2500 europei che sono rimasti in Iraq e in Siria – ha spiegato – molti moriranno in battaglia, e altri saranno uccisi da Isis, perché l’organizzazione non tollera disertori. Altri si trasferiranno in territori di crisi come Somalia, Libia e Jemen”.
De Kerokove non ritiene, però, che ci saranno ancora molti rientri in Europa. “Il Califfato dell’Isis è praticamente distrutto. Questa è un’eccellente notizia“, ha detto. “Inoltre il Daesh è sotto pressione dal punto di vista finanziario, perché le entrate dagli affari petroliferi vengono meno. Io metto in guardia, però, dal dichiarare la sconfitta di Isis. Il califfato fisico è morto, ma su internet, quello virtuale è ancora in vita. È un grande pericolo. Il collasso del Califfato fisico non significa ancora la fine della minaccia terroristica“.
Anche la strategia sugli attentati è cambiata. “L’organizzazione terroristica non invita più gli europei a combattere in Siria e Iraq, ma invita a colpire dove vivono. Quanto più l’Isis finisce sotto pressione in Siria e in Iraq, tanto più si faranno appelli a fare attentati in Europa”. Il sedicente Stato islamico ha due obiettivi: “Vendicarsi e dimostrare che l’organizzazione è ancora in vita”. Invece di attentati complessi e dettagliati anche dal punto di vista della pianificazione, come l’11 settembre, ha proseguito de Keorkove, “l’Isis ritiene meglio fare attacchi più piccoli, con una minore organizzazione logistica, e possibilmente più numerosi”.