Per Yahya Jammeh, presidente-dittatore del Gambia, si avvicina la resa dei conti. A mezzanotte è, infatti, scaduto il termine entro cui avrebbe dovuto rimettere il suo mandato dopo la sconfitta alle presidenziali dello scorso dicembre e lasciare il potere al vincitore, il candidato dell’opposizione Adama Barrow. Ma Jammeh continua a rifiutarsi di effettuare il passaggio di consegne, sostenendo che il voto sia stato viziato da gravi irregolarità.
Come risposta dal vicino Senegal sono partiti i militari dell’Organizzazione degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), che hanno ricevuto l’ordine d’invadere il Paese se Jammeh non dovesse fare un passo indietro. “Tutte le truppe sono già in posizione” ha annunciato dalla radio senegalese il comandante nigerino Seydou Maiga Mboro.
Dopo gli inutili tentativi diplomatici delle scorse settimane di convincere Jammeh a rispettare il responso delle urne, ora il rischio è quello di un bagno di sangue. Barrow, sostenuto dalla comunità internazionale ed eletto con il 43,3% dei voti contro il 39,6% del presidente in carica, si dovrebbe insediare domani arrivando dal Senegal, dove si trova da qualche giorno a respirare aria – per lui – più salubre rispetto a quella del suo Paese.
Ma l’uomo forte di Banjul, al potere dal 1994, non ha alcuna voglia di collaborare e, dopo aver denunciato brogli elettorali e aver fatto ricorso alla Corte suprema (che non si pronuncerà prima di maggio), ieri ha proclamato uno stato d’emergenza di 90 giorni contro “qualsiasi atto di disobbedienza” o “azioni tese a turbare l’ordine pubblico“. Sempre in base allo stato d’emergenza, le forze di sicurezza – i cui vertici sono stati nominati da Jammeh con criteri etnico-personalistici che gli garantiscono fedeltà assoluta – hanno ricevuto l’ordine di “mantenere la legge e l’ordine in tutto il Paese”.
Una provocazione per gli Stati dell’Ecowas che, Senegal in testa, avevano ripetutamente minacciato un’azione militare se non si fosse dato corso all’insediamento del presidente democraticamente eletto. E il 18 gennaio, a meno di 24 ore dalla “deadline”, prima sono stati segnalati da fonti locali movimenti dell’esercito senegalese verso il confine gambiano, poi è arrivato l’avvertimento ufficiale dell’Ecowas che ha anche il sostegno dell’Onu. Una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza, di cui l’Ap ha ottenuto una copia, ribadisce il “pieno sostegno all’Ecowas nel suo impegno ad assicurare il rispetto della volontà del popolo del Gambia espresso nei risultati delle elezioni del 1 dicembre”.
Intanto è iniziata la fuga degli stranieri dal Paese. Sono stati organizzati voli speciali per centinaia di turisti britannici. Al momento non c’è l’obbligo di abbandonare il Gambia ma il Foreign Office consiglia di evitare viaggi non essenziali. E la Farnesina, sul sito “Viaggiare Sicuri“, raccomanda “di mantenere elevata la soglia di attenzione in tutto il Paese”.