Nitzan Chen, direttore dell’ufficio stampa del governo israeliano (Gpo), ha sospeso la revoca dell’accredito per Elias Karam, corrispondente di Al Jazeera a Gerusalemme, disposto ad agosto dopo che il giornalista aveva definito il suo lavoro come “parte integrante della resistenza” palestinese e “della sua attività politico educativa”. Nel motivare la sua decisione il Gop ha spiegato che Karam ha precisato di non considerarsi parte della resistenza e di non sostenere la violenza.
La decisione di congelare la revoca dell’accredito varrà per sei mesi durante i quali – ha spiegato ancora il Gpo – saranno “monitorati gli articoli” di Karam in modo da assicurarsi che “quanto sostenuto chiaramente dal giornalista” nell’incontro con l’Ufficio stampa governativo “si rifletta nel suo lavoro e non sia fatto di parole vuote”. “La libertà di stampa – ha detto Chen – è una delle pietre angolari dell’Ufficio stampa del governo, ma non accetteremo una situazione nella quale una certificazione ufficiale emessa dallo Stato di Israele serva come mezzo per coloro che la sfruttano per una pubblica battaglia contro il Paese”.
Le affermazioni incriminate risalgono al maggio dell’anno scorso ed erano state rese alla tv dei Fratelli Musulmani, Dar al-Iman. “Come giornalista palestinese in un’area occupata o in una zona di conflitto, il lavoro dei media – aveva detto Karram, secondo il Gpo – è parte integrante della resistenza e della sua attività politico educativa. Il giornalista adempie al suo ruolo nell’opposizione con la penna, la voce o la telecamera perché è parte del suo popolo e compie la sua resistenza nel suo unico modo”.
Chen aveva spiegato che “un corrispondente di Al Jazeera, che lavora come corrispondente senior sul campo a fronte di notizie e avvenimenti di sicurezza” aveva fatto “dichiarazioni nette e di vasta portata come questa: ‘Ogni giornalista palestinese dovrebbe vedere se stesso come parte integrante della resistenza all’Occupazione’. Chiunque abbia parte attiva in una lotta politica dovrebbe farlo nell’ambito della legge, ma senza le credenziali stampa dello stato di Israele”.