Sono centinaia i richiedenti asilo africani che sono stati rilasciati dal centro di Holot, in pieno deserto del Neghev, nel sud i Israele, dopo una sentenza della Corte Suprema che fissa a un anno di tempo il massimo durante il quale una persona può essere detenuta senza processo. Secondo le stime fornite dal portavoce dell’Autorità penitenziaria, sono circa 750, in larga parte sudanesi del Darfour ed eritrei, a fronte dei 1.178 totali la cui liberazione è prevista entro la serata di oggi.
“Oggi abbiamo avuto fortuna, ma non è vera fortuna – dice un migrante – perché siamo stati bloccati nel centro per 18-20 mesi. Lo stato ti dice in un primo momento: ’Sarete mandati in un altro centro per rifugiati quando verrà stabiliti se siete rifugiati o no’. E poi dopo 18 mesi: ‘Andate via da qui’. Dove dovrei andare a lavorare adesso? Io non lo so. È molto dura”.
Sono in molti a non sapere dove andare, dal momento che un documento proibisce loro di recarsi a Tel Aviv e a Eilat, dove è già presente una grande concentrazione di clandestini, la cui presenza genera spesso tensioni con la popolazione. Quindi, dopo le recenti partenze senza una meta definita, a Holot dovrebbero rimanere ancora circa 550 persone.