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Israele regolarizza gli insediamenti in Cisgiordania, l’Anp: “Inaccettabile”

“Inaccettabile”. Così la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese ha bollato la legge con la quale la Knesset, nella tarda serata di lunedì, ha regolarizzato gli insediamenti israeliani e la case costruite in Cisgiordania. Secondo Nabil Abu Rudeina, portavoce di Abu Mazen, “è contraria alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 2334”. Abu Rudeina ha fatto appello alla comunità internazionale ad intervenire prima che le cose raggiungano un livello “difficile da controllare”.

Tensioni in aula

Il testo è passato al Parlamento israeliano con 60 voti a favore; 52 sono stati i contrari. Il premier Benjamin Netanyahu – secondo i primi resoconti – non ha votato in quanto si trovava ancora in viaggio da Londra a Gerusalemme. La tensione in aula è stata altissima. Il leader dell’opposizione, il laburista Isaac Herzog, ha ammonito più volte che l’approvazione porterà Israele di fronte alla Corte Internazionale Penale dell’Aja e di ciò sarà responsabile – ha sentenziato – lo stesso primo ministro israeliano. Il Leader di Focolare ebraico (partito vicino al movimento dei coloni) Naftali Bennet – il quale è stato anche l’ispiratore della legge – ha osservato durante il dibattito che ” la determinazione paga”. “Ai nostri amici dell’opposizione che si sono mostrati sorpresi che un governo nazionalista abbia passato una legge a beneficio degli insediamenti vogliamo dire che questa è la democrazia”, ha rimarcato.

Sprint

Fino ai giorni scorsi sembrava che la legge non dovesse essere approvata e che dovesse slittare a nuova data, ma il premier Netanyahu ha annunciato da Londra, dove ha incontrato il premier britannico Theresa May, che il provvedimento sarebbe stato esaminato secondo programma e che dei contenuti della legge aveva informato la nuova amministrazione statunitense. “Non bisogna sorprendere i nostri amici”, ha chiosato.

La legge

Obiettivo del provvedimento approvato dalla Knesset – nato anche sulla scia della vicenda dello sgombero dell’avamposto illegale ebraico di Amona disposto dalla Corte Suprema – è quello di “regolarizzare gli insediamenti in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e consentire il loro continuo stabilirsi e sviluppo”. La legge, che agisce in forma retroattiva, stabilisce un meccanismo di compensazione per i proprietari palestinesi dei terreni su cui sono stati costruiti insediamenti o case: questi potranno ricevere un pagamento annuale pari al 125% del valore dei terreni per un periodo di 20 anni o, in alternativa, altri terreni a loro scelta dove è possibile.

La sfida

Poco prima di partire per la Gran Bretagna, il premier aveva rintuzzato un ultimatum di Bennett deciso, nonostante l’assenza di Netanyahu, a far votare la legge. “Sento tutto il tempo che ci sono ultimatum fasulli, ma non mi fanno alcuna emozione. Io – aveva detto il premier mentre si infittivano le voci che avesse chiesto alla maggioranza di governo un rinvio – sono impegnato nella gestione dello Stato e mi dedico all’interesse nazionale e agisco solo sulla sua base”. Fonti del suo partito, citate dai media, avevano fatto sapere che la mossa era legata al necessario coordinamento con gli Usa anche in vista dell’incontro che il premier avrà alla Casa Bianca con Donald Trump il prossimo 15 febbraio. Quindi, da Londra, Netanyahu ha dato il via libera al voto della Knesset. La legge è stata fortemente osteggiata non solo dall’opposizione al governo: anche all’interno dello stesso Likud c’è stato qualche mal di pancia come quello di Benny Begin. Tra le file dei critici vi è anche il Procuratore Generale di Israele Avichai Mandelblit.

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