Il governo israeliano, nonostante la contrarietĆ di Benjamin Netanyahu, ha approvato una proposta di legge destinata a far discutere. Si tratta della sanatoria retroattiva a favore degli avamposti ebraici sorti su terra privata palestinese in Cisgiordania. ToccherĆ ora alla Knesset dareĀ il via libera ad un provvedimento che rischia di aprire un forte contenzioso con la comunitĆ internazionale.
LaĀ mossa ĆØ stata fortemente voluta dal leader del partito nazionalista religioso (vicino ai coloni) Naftali Bennett in uno scontro con lo stesso premier israeliano, il procuratore generale del paese Avichai Mandelblit e il ministro della difesa Avigdor Lieberman. Un atto “infantile e irresponsabile” l’ha bollato Netanyahu che ha visto i ministri del suo stesso partito, il Likud, votare a favore.
Il provvedimento, secondo i media, riguarda solo gli avamposti ebraici nella cui costruzione ĆØ coinvolto il governo e i palestinesi che potranno provare la loro proprietĆ dei terreni contestati saranno compensati finanziariamente. Secondo alcuni analisti, Netanyahu farĆ di tutto per fare arenare la proposta alla Knesset.
La Corte Suprema Israeliana, nel frattempo, ha respinto in forma definitiva la richiesta giunta il mese scorso dal governo di rinviare in extremis lo sgombero dell’avamposto ebraico di Amona, presso Ramallah (Cisgiordania). LeĀ 50 famiglie che vi abitano dovranno dunque essere mandate via entro le fine di dicembre, come giĆ stabilito in un precedente dibattito.
Gli abitanti di Amona minacciano di resistere sul posto con la forza. Da dieci anni la zonaĀ rappresenta un vessillo per il movimento dei coloni. Nel 2006 l’allora premier Ehud Olmert (Kadima), appena insediato al governo, ordinĆ² la demolizione di alcuni edifici costruiti illegalmente. Ma in seguito altre famiglie si sono insediate su terre poi risultate essere private e nel dicembre 2014 la Corte Suprema ha dato al governo due anni di tempo per trovare una soluzione altrove per quei coloni. I giudiciĀ hanno deciso che il tempo prestabilito ĆØĀ scaduto e che non ci saranno altri rinvii.