Ancora incerta la sorte dei due ostaggi in mano all’Isis, il giornalista giapponese Kenji Goto e il pilota militare giordano Muadh Kassasbe, le cui vite sono appese a un filo. La richiesta dei terroristi ai governi di Amman e Tokyo verte sullo scambio tra i due uomini e Sajihad Rishawi, la donna 44enne condannata a morte in Giordania per aver partecipato nel 2005 a una serie di attacchi suicidi che avevano ucciso circa 60 persone.
Il nuovo ultimatum degli jihadisti è scaduto giovedì sera; da allora non si hanno notizie certe sulla sorte dei due ostaggi. Il governo giordano aveva ribadito ieri che, prima di consegnare la Rishawi, pretendeva avere una prova che il pilota fosse ancora vivo. Secondo una fonte in contatto con i giordani citata dal New York Times, i negoziati sarebbero falliti proprio perché l’Isis non aveva fornito le prove chieste da Amman.
Ieri mattina, da Tokyo, è arrivato l’accorato appello della moglie del 47enne giornalista giapponese: “Chiedo al governo giordano e a quello giapponese di capire che i destini dei due uomini – lui e il pilota – sono nelle loro mani. Mio marito e io abbiamo due figlie molto giovani. La nostra bambina più piccola aveva solo tre settimane quando Kenji è partito. Spero che la nostra figlia maggiore, che ha due anni, possa tornare a rivedere suo padre. Voglio – si leggeva nel messaggio – che crescano conoscendo il loro padre. Mio marito è un uomo buono e onesto, andato in Siria per raccontare di coloro che soffrono”.
Il Giappone, intanto, conta sull’aiuto anche della Giordania, della Turchia e di Israele. “Sarà fatto tutto il possibile” ha dichiarato il portavoce del Governo nipponico Yoshihide Suga. Il paese del Sol levante conta principalmente sull’appoggio di Amman con il quale “ha contatti molto stretti basati su un rapporto di estrema fiducia”.