Lo Stato islamico conta tra i suoi ranghi una forza composta da un minimo di 20 mila ad un massimo 31.500 combattenti in Siria e Iraq. La nuova stima arriva dalla Cia e di fatto più che raddoppia le valutazioni precedenti che si aggiravano sui 10mila uomini. Secondo il portavoce della Central intelligence agency, Ryan Trapani, citato dalla Cnn, si tratta di un incremento che “riflette l’aumento del reclutamento sin da giugno, dopo i successi sul campo e la dichiarazione del califfato, nonché un’attività più intensa nei combattimenti”.
Intanto anche l’Australia, impegnata al fianco degli Stati Uniti nella lotta contro l’Isis, ha innalzato il suo livello d’allerta, per la prima volta dal 2003, da ‘media’ a ‘elevata’ nei confronti della minaccia terroristica rappresentata dai combattenti australiani jihadisti di ritorno dall’Iraq e dalla Siria.
Il premier Tony Abbott e il procuratore generale George Brandis hanno riferito in un comunicato che : “I servizi di sicurezza e l’intelligence sono in allerta per il numero crescente di australiani che operano per conto di gruppi terroristici come l’Isis, Jabhat al Nusra e al Qaida. La minaccia che rappresentano aumenta di anno in anno“.
Secondo Canberra, infatti, sarebbe almeno 60 gli australiani che combattono tra le fila degli jihadisti dell’Isis in Iraq e in Siria, mentre un altro centinaio di connazionali fornisce sostegno attivo ai movimenti sunniti radicali.