Sembra che il crescente esercito dell’Isis inizi a risentire delle divisioni interne tra le diverse fazioni e minoranze da cui è composta. Lo riferisce un articolo riportato dal Washington Post che per la prima volta sembra mettere in luce non la forza e la prepotenza del terrorismo bensì le sue debolezze. Ed è proprio lo stesso Stato Islamico, sempre più frammentato, a logorare l’apparente imbattibilità del Califfato.
“La tensione è provocata dal dissenso tra i miliziani locali e i foreign fighter, ma anche dagli infruttuosi tentativi di reclutare cittadini pronti ad andare sulla linea del fronte” spiega il reportage americano. Il risultato è dunque evidente: la principale minaccia per i jihadisti arriva proprio dall’interno, “poiché le sue grandiose promesse non collidono con la realtà sul terreno”, come racconta al giornale statunitense l’analista Lina Khatib.
In seguito all’incapacità di sostenere le spese per i combattenti, che venivano arruolati con la scusa anche di uno stipendio, l’organizzazione terroristica è sempre più orientata a reclutare bambini, in quanto la loro personalità ancora vulnerabile permette allo Stato Islamico di coinvolgerli nella propaganda del gruppo. “Stiamo assistendo a un crollo del principale cardine dell’ideologia dell’Isis – spiega ancora Khatib – ossia unire persone di origine diversa sotto il califfato. Questo non avviene sul terreno. E li sta rendendo meno efficaci nell’azione di governo così come nelle operazioni militari”.
A rendere particolarmente manifesta questa graduale disgregazione del progetto di Abu Bakr al-Baghdadi, è la tensione tra foreign fighters e i miliziani locali. Questi ultimi infatti sembrano non approvare il trattamento riservato agli stranieri che ricevono un salario più consistente e godono di condizione di vita migliori. I combattenti esteri infatti possono vivere nelle città dove il rischio di raid della coalizione è inferiore rispetto alle zone rurali dove sono schierati i jihadisti locali.
La scorsa settimana una sparatoria ha coinvolto le due fazioni; sembra che le armi siano state usate dopo che un gruppo di siriani ha disobbedito all’ordine di un leader kuwaitiano che comandava ai miliziani di distribuirsi sulla linea del fronte con l’Iraq. In altri casi, le reclute sempre più deluse dalla loro esperienza di combattenti, hanno cercato di tornare a casa nel tentativo di varcare il confine con la Siria. Attualmente lo Stato Islamico ha imposto il divieto ai camion di trasportare senza permesso uomini con l’obiettivo di eliminare ogni possibilità di fuga per i jihadisti.