Abu Bakr al-Baghdadi potrebbe essere ancora vivo. Lo ha detto il generale statunitense Stephen Townsend, che comanda le forze della coalizione impegnate nella lotta contro Daesh in Iraq e in Siria. “Credo che sia vivo? Sì”, ha detto Townsend. L’ufficiale ha quindi sottolineato che vi sono “alcuni indicatori nei canali di intelligence” che sosterrebbero la tesi secondo cui al Baghdadi sarebbe ancora vivo. Townsend non ha però fornito ulteriori dettagli sulla natura delle informazioni di intelligence.
Se la sorte del Califfo resta un giallo, quella dei suoi uomini, invece, sembra segnata. Dopo la sconfitta di Mosul, l’Isis è stato cacciato anche da Tal Afar, situata a circa 80 km a ovest dal confine siriano. Un altro duro colpo all’autoproclamato Stato islamico, che perde così il controllo dell’intera provincia settentrionale di Ninive, conquistata nell’estate del 2014 con un’offensiva-lampo durata pochi giorni mentre l’esercito di Baghdad si dava alla fuga.
“La nostra gioia è completa, la vittoria è totale, e l’intera provincia di Ninive è ora nelle mani delle nostre eroiche forze”, ha affermato il primo ministro Haidar al Abadi, annunciando che l’esercito, la polizia federale, le unità antiterrorismo e i miliziani della Mobilitazione popolare (Hashid Shaabi) a maggioranza sciita sono riuscite ad espugnare anche l’ultima roccaforte jihadista, il distretto di Al Ayadia. E’ qui, una decina di chilometri a nord-ovest di Tal Afar, che le ultime forze del Califfato si erano raggruppate domenica, dopo avere abbandonato il centro della città.
La conclusione vittoriosa dell’offensiva governativa, cominciata il 20 agosto, poco più di un mese dopo la riconquista di Mosul, è stata annunciata all’indomani della riapertura del valico di confine di Trebel, attraverso il quale passa l’autostrada internazionale che collega Baghdad e Amman. L’arteria era stata interrotta tre anni fa a causa dell’espansione del Califfato, che aveva così assestato anche un duro colpo agli scambi commerciali tra Iraq e Giordania.
La riconquista di Tal Afar, più a nord, è di importanza strategica, perché questa città è situata lungo una delle principali arterie di collegamento tra l’Iraq e la Siria ed era usata per il trasferimento di miliziani e armi tra i territori controllati dall’Isis in questi due Paesi. Più a sud, tuttavia, nella provincia di Al Anbar, i jihadisti continuano a controllare una larga fascia di territorio lungo il confine con la Siria. Mentre a sud di Mosul una vasta sacca intorno alla città di Hawija rimane nelle loro mani. “Ovunque voi siate – ha detto Abadi rivolgendosi ai miliziani dell’Isis – noi arriveremo per liberare quei territori, e per voi c’è solo la morte o la resa”. “Questa è la nostra posizione ferma e decisa verso questi criminali la cui presenza ovunque è una minaccia per i popoli della regione e del mondo“, ha aggiunto il premier iracheno. Un apparente riferimento alle polemiche sorte con il movimento sciita libanese Hezbollah che nei giorni scorsi ha concluso con l’Isis un accordo per evacuare centinaia di jihadisti da una regione a cavallo della frontiera siro-libanese verso l’est della Siria, in direzione del confine con l’Iraq.