I sunniti iracheni contro l’Isis: succede a Mosul, dove gruppi di musulmani prima favorevoli all’arrivo degli jihadisti hanno chiesto aiuto di essere liberati da coloro che ora considerano come invasori. Nella seconda città irachena, infatti, cominciano a scarseggiare acqua e cibo, le istituzioni non garantiscono più i servizi, l’economia locale è ormai al collasso, con migliaia di persone sono senza lavoro, e cresce la repressione verso chiunque sia considerato una minaccia.
Se a giugno i sunniti erano felici di veder fuggire l’esercito e la polizia di Baghdad, a maggioranza sciita, oggi “molti residenti locali sono giunti alla conclusione che l’amministrazione dell’Isis non è migliore, se non peggiore, di quanto subito prima”, ha scritto oggi sul quotidiano britannico Guardian un giornalista iracheno. Gli abitanti di Mosul hanno raccontato al Guardian di aver speso ormai quasi tutti i propri risparmi e di non avere più entrate, a fronte di un rincaro di quasi tutti i generi di prima necessità.
Oltre alle difficoltà economiche, la popolazione locale ha denunciato al Guardian anche un’atmosfera di crescente repressione e intimidazione, con decapitazioni pubbliche e omicidi di persone considerate una minaccia, quali giornalisti, parlamentari, ma anche semplici cittadini.
