L'Isis si avvia verso la definitiva capitolazione, ma il clima in Iraq fatica a rasserenarsi. Le ombre di un nuovo conflitto sembrano allungarsi tra peshmerga curdi e Baghdad, protagonisti di accuse incrociate ormai da diversi mesi.
L'ingresso a Kirkuk
Le tensioni hanno raggiunto l'acme in occasione del referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno del 25 settembre scorso. Nelle ore scorse un nuovo capitolo di questa saga. Le truppe governative, assistite dalle milizie sciite iraniane, sono entrate nella città di Kirkuk, nel Nord dell'Iraq e al confine con la regione del Kurdistan.
L'ingresso ha però suscitato la reazione dei peshmerga, che in un comunicato del loro Comando generale sottolineano che l’attacco a Kirkuk, “condotto da forze irachene e milizie addestrate dall’Iran equivale a una dichiarazione di guerra contro il Kurdistan”. Nello stesso verrebbe, inoltre, dichiarato che parte della responsabilità della caduta di Kirkuk sarebbe da ricercare nel “tradimento storico commesso da alcuni leader dell’Unione Patriottica del Kurdistan (Puk), un alleato del partito democratico del Kurdistan di Barzani (Kdp)”.
Scontri con i peshmerga
La presenza di forze governative e milizie sciite al confine con il Kurdistan ha provocato già alcuni scontri a fuoco con i peshmerga, i quali – si legge nel comunicato – “hanno distrutto almeno cinque Humvee usati dalle Pmu (milizie popolari per lo più sciite) e continueranno a difendere il Kurdistan, i suoi abitanti e i suoi interessi. E’ stato un attacco gratuito, seguito al dispiegamento militare dei giorni scorsi ai confini del Kurdistan”.
Turchia e Iran contro il Kurdistan
In un eventuale conflitto con i peshmerga curdi, si potrebbe ipotizzare anche l'intervento al fianco di Baghdad di Iran e Turchia. In un incontro di due settimane fa a Teheran tra Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani, i due presidenti hanno spiegato: “La questione dell’Iraq è diventata una priorità nella nostra agenda. Abbiamo già affermato che non riconosciamo l’illegittimo referendum dell’Iraq settentrionale. Su cosa hanno svolto un referendum? Non c’è un Paese che riconosca l’Iraq settentrionale tranne Israele“.
Il presidente iraniano Rohani ha aggiunto che “il referendum nel Kurdistan iracheno è un complotto a sfondo confessionale dei Paesi stranieri ed è respinto da Teheran ed Ankara”. Il Kurdistan – ha sostenuto il leader iraniano – “dovrebbe correggere il suo errore”. “Il nostro obiettivo principale è garantire sicurezza e stabilità nella regione” ed è per questo che Iran e Turchia “sostengono l’integrità territoriale dell’Iraq e della Siria“.