Aviazione e artiglieria irachene continueranno a colpire “siti terroristi” anche al di fuori dei confini, come fatto nelle ultime settimane in Siria quando hanno preso di mira postazioni dell’Isis. Lo ha detto oggi il primo ministro Haidar al Abadi. “Pur nel rispetto della sovranità di altri Stati, non esiterò a colpire siti terroristi in Paesi vicini che pongano una minaccia all’Iraq”, ha affermato il premier. “I recenti raid che hanno preso di mira centri terroristi in Siria – ha spiegato Abadi – hanno colpito terroristi che mandavano autobomba a Baghdad per compiere attentati”. Abadi, che parlava ad una conferenza a Sulaimaniya, nella regione del Kurdistan, dedicata alla ricostruzione del dopo-Isis, ha fatto un appello all’unità, assicurando che sforzi sono in corso per raggiungere accordi sulle regioni al centro di dispute tra il governo centrale e le forze curde.
Prosegue, intanto, l’avanzata delle truppe governative all’interno di Mosul. Tra le strutture riconquistate, oltre agli edifici governativi, c’è anche il museo cittadino, teatro tre anni fa di un filmato in cui i jihadisti si riprendevano nell’atto di distruggere preziosi reperti storici.
I reporter dell’Associated Press hanno avuto accesso all’edificio e le immagini parlano da sole: cumuli di macerie e rovine. I resti di quello che sembra essere stata un’antica statua assira raffigurante un toro giacciono sparsi sul pavimento così come i frammenti di tavolette con iscrizioni cuneiformi. Un tempo il museo ospitava oggetti antichi dell’arte e della cultura mesopotamica. Quando nel 2014 l’edificio fu conquistato dai fanatici, le autorità irachene sostennero che ciò che essi stavano distruggendo erano per lo più copie di artefatti già messe in salvo nel museo di Baghdad.
Negli ultimi due anni la distruzione del patrimonio storico e archeologico in Iraq e Siria è stata una delle strategie belliche del Califfato che ha preso di mira chiese, templi e antichi palazzi come nel caso di Palmira. I jihadisti però non hanno soltanto distrutto ma anche trafugato i reperti archeologici per venderli al mercato nero e in questo modo autofinanziarsi. Nel museo ora completamente distrutto rimangono una manciata di volumi di storia abbandonati all’entrata insieme alle placche descrittive di alcuni oggetti provenienti da Nineve e risalenti al 4000 a.C., lampade di rame del 2600 a.C. trovate a Ur e alcune statue sumere del 2050 a. C. Nelle immagini la polizia federale irachena cammina tra la polvere e le macerie dell’edificio.