Sayyed Ebrahim Raisi, uno dei sei candidati ammessi, ha aperto ufficialmente la campagna elettorale per le presidenziali dell’Iran, in programma il prossimo 19 maggio. Raisi, cinquantasettenne custode del Santuario dell’Imam Reza a Mashhad, ha scelto un luogo simbolo di Teheran: quello dove il 28 giugno 1981 una bomba uccise 72 dirigenti del Partito islamico repubblicano, il partito di Khomeini e Khamenei. In quella strage morirono anche l’ayatollah Mohammad Beheshti, ministro della Giustizia e braccio destro di Khomeini, altri quattro ministri e 27 parlamentari. Tutti dichiarati “shaid” (martiri).
Un segnale forte, che sembra voler rimarcare la vicinanza di Raisi alla Guida suprema, ayatollah Sayyed Ali Khamenei. E proprio la Guida suprema, secondo molti osservatori, sarebbe stata dietro l’esclusione “eccellente” del candidato Mahmoud Ahmadinejad. L’ex presidente ultraconservatore, infatti, si era candidato a sorpresa, ignorando il consiglio di Khamenei a non presentarsi per non “polarizzare” le elezioni con conseguente timore di tensioni. Ma il Consiglio dei Guardiani, organismo religioso che valuta e ammette le candidature, ha risolto il problema ritenendo Ahmadinejad “non qualificato“. E, onde evitare sorprese, ha bocciato anche la candidatura del suo uomo piĆ¹ fidato, Hamid Baqaei, giĆ vice presidente durante i suoi due mandati dal 2005 al 2013.
Le elezioni presidenziali di maggio, le dodicesime dalla Rivoluzione islamica del 1979, saranno le prime senza Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, uno dei padri della Rivoluzione e grande regista e mediatore, scomparso nel gennaio scorso. Il suo peso politico, direttamente o dietro le quinte, favorƬ tra l’altro la nomina di Khamenei a Guida suprema e, da ultimo, l’elezione dell’attuale presidente Hassan Rohani. Ma in questa campagna elettorale avrĆ il suo peso anche la politica anti-iraniana del nuovo presidente americano Donald Trump, tra sanzioni e minacce che rischiano di creare qualche problema alla riconferma di Rohani, accusato dai conservatori di eccessiva apertura a Occidente.
Su 1.636 iscritti alle presidenziali, quindi, soltanto sei hanno superato il vaglio del Consiglio dei Guardiani, tra i quali l’attuale presidente, 69 anni, di area moderata. Il candidato piĆ¹ giovane ĆØ il conservatore Mohammad Baqer Qalibaf, 56 anni, sindaco di Teheran, ex ufficiale delle Forze aeree dei Pasdaran ed ex capo della polizia nazionale. I piĆ¹ anziani, entrambi di 70 anni, sono invece il conservatore Mostafa Aqa-Mirsalim, giĆ ministro della Cultura durante la presidenza di Rafsanjani, e il riformista Mostafa Hashemi-Taba, giĆ vice presidente durante la presidenza di Rafsanjani e Khatami ed ex ministro dell’Industria. Infine il riformista moderato Eshaq Jahangiri, 60 anni, attuale primo vice presidente, giĆ ministro delle Miniere e governatore di Isfahan. Il clima elettorale, disinnescata l’incognita Ahmadinejad, sembra dunque abbastanza tranquillo. In ogni caso le autoritĆ hanno giĆ annunciato un grande spiegamento di forze per garantire la sicurezza del voto. Oltre alle Forze armate, mobilitate per l’occasione, saranno schierati anche 20.000 agenti delle unitĆ speciali di polizia.