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IRAN, L’ONU DENUNCIA: NEL 2014 CONDANNATE A MORTE 753 PERSONE

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I diritti umani in Iran vengono violati e la situazione nel Paese, secondo le autorità dell’Onu, è peggiorata negli ultimi due anni, da quando è stato eletto presidente Hassan Rouhani. L’ha sostenuto ieri il relatore speciale della Nazioni Unite che si occupa della Repubblica Islamica, Ahmed Shaheed, prima di presentare un rapporto finale sulla Nazione.

Incontrando i giornalisti, Shaheed ha sottolineato in particolare l’aumento delle esecuzioni capitali e gli arresti di giornalisti e attivisti che difendono i diritti umani. Ha anche affermato, senza negare la sua preoccupazione, che una nuova legge attualmente in discussione rischia di aggravare i problemi di discriminazione nei confronti della popolazione femminile e di minoranze etniche.

Nel documento presentato dall’inviato Onu si legge che solo nel 2014 in Iran sono state messe a morte 753 persone, tra le quali 25 donne e 13 minorenni – il numero più alto in 12 anni – e che dall’inizio di quest’anno sono già state 252 i giustiziati. “L’Iran – ha concluso in proposito – continua a mettere a morte più individui in percentuale di qualsiasi altro Paese al mondo”.

Così l’esperto delle Nazioni Unite ha rimproverato le autorità iraniane che nonostante i diversi avvisi “continua perseguitare, arrestare, processare e imprigionare molti membri della società che esprimono critiche nei confronti del governo”. Shaheed ha inoltre precisato che la classe dei giornalisti, così come avvocati o politici, non sono liberi di portare avanti il loro lavoro senza ricevere accuse di aver violato una serie di leggi sulla sicurezza nazionale, compresa la propaganda contro il sistema, e di aver offeso i capi del governo.

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