Nuove divergenze fra Stati Uniti e Iran segnano il complesso cammino dell’accordo sul nucleare: questa mattina, parlando con i giornalisti della Cbs, Obama ha spiegato che la soluzione è ancora lontana. Gli accordi, che dovrebbero concludersi il 24 novembre, segnano un periodo fatto di tentativi di dialogo e riavvicinamento fra i due Paesi. E’ della settimana scorsa, infatti, la lettera inviata dal Presidente americano all’ Ayatollah Ali Khamenei, per invitarlo alla collaborazione contro l’estremismo sunnita.
Il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli esteri iraniano Javad sono da ieri a Mascate, in Oman, per tentare di sbloccare il negoziato: fonti internazionali spiegano che il confronto tra i due è proseguito sino a notte fonda. L’obiettivo è fare tutto il possibile per siglare un accordo sul nucleare iraniano che lo rielevi a interlocutore regionale degli Usa in finzione anzitutto antiterroristica: una volta ottenuto questo, l’amministrazione Obama potrebbe proseguire sulla strada della collaborazione.
L’accordo che Washington punta a siglare con Teheran prima della scadenza del 24 ottobre non sbarrerebbe a quel paese la via per una bomba atomica, ma la allungherebbe di circa un decennio: un
tassello fondamentale del tentativo di stabilizzare il Medio Oriente, secondo l’amministrazione Obama. Le forze Usa e iraniane sono di fatto già alleate in Iraq, dove entrambe combattono l’avanzata dello Stato islamico.
Nella sua lettera a Khamenei, Obama avrebbe proposto anche di collaborare a una soluzione politica per la Siria, con la prospettiva di lasciare al potere almeno una parte dell’attuale regime degli Assad: resta da comprendere fino a che punto il presidente si spingerà, prima di alienarsi il sostegno di alleati storici come Israele e l’Arabia Saudita. Non solo: in realtà la gran parte dei Paesi arabi del Golfo considerano Teheran una minaccia esistenziale.