Da oggi non sarà più Hans-George Maassen a guidare l'Intelligence della Germania: il capo degli 007 tedeschi, infatti, è stato rimosso dal suo incarico dalla cancelliera Angela Merkel, ufficialmente per un'accusa di contiguità con l'estrema destra. Alcuni giorni fa, tuttavia, Maassen era stato protagonista di un acceso scontro con la cancelliera tedesca a seguito della vicenda di fine agosto avvenuta a Chemnitz, dove una manifestazione neonazista si era trasformata in una vera e propria caccia all'uomo (anzi, allo straniero). Alla riunione che ha stabilito la sua rimozione, oltre a Merkel hanno partecipato il ministro dell'Interno Horst Seehofer e la leader dei socialdemocratici, Andrea Nahles (che rappresenta l'altro pezzo del governo di coalizione).
La rimozione
Nonostante non sarà più la guida dell'Ufficio per la protezione della Costituzione (Bfv), Maassen resterà sul piano istituzionale, andando a ricoprire la posizione di segretario di Stato al Ministero dell'Interno. Il ministro Seehofer, infatti, era stato fra i più strenui difensori del direttore negli ultimi giorni, quando il terreno dello scontro con i socialdemocratici si era inasprito e in molti, da quel fronte, avevano iniziato a chiderne il siluramento. Questo qualche giorno fa, quando erano emersi incontri sospetti con il parlamentare dell’AfD Stephan Brandner, al quale avrebbe, secondo alcuni media, mostrato perfino il report annuale dell'Intelligence prima che fosse diffuso. Il direttore, a ogni modo, si era difeso affermando di tenere incontri con tutti i leader politici.
Lo scontro
Il colpo di grazia a una situazione già precaria, resa quasi insostenibile a seguito dell'attrito con la cancelliera sul caso degli skinhead di Chemnitz. In quell'occasione, Maassen aveva messo in dubbio la verdicità delle immagini, riferendo in un'intervista alla Bild che quanto mostrato nei video avrebbe potuto mostrare immagini non veritiere. Affermazioni che, agli occhi di molti, hanno significato una presa di posizione a favore dell'ultradestra e degli skinhead. E, da lì, oltre allo scontro con Merkel è partita la richiesta di dimissioni dalla parte socialdemocratica anche perché, nel frattempo, indagini da parte di esperti avevano parlato dei video come autentici.