Oltre 25 mila stupri in un anno: è il tragico dato sulle violenze sessuali in India. A renderlo pubblico è stato il ministro dell’Interno Singh, in un discorso pubblico pronunciato davanti alla camera alta del Parlamento di Delhi. “Una vergogna nazionale”, l’ha definita il funzionario governativo.
“Istituzioni e governo indiano sono decisi ad assumere tutte le iniziative necessarie per tutelare la sicurezza delle donne e dei bambini indiani”, ha ribadito il ministro, riferendosi poi al recente caso del tassista di Uber che ha violentato venerdì scorso nel suo veicolo una giovane professionista di 26 anni. Sinh ha assicurato che “il caso appena accaduto mi ha ulteriormente afflitto. Il governo indiano condanna fortemente questo atto ignobile. Ogni iniziativa verrà presa – ha concluso – per portare il responsabile davanti alla giustizia”.
Purtroppo, però, la violenza non si ferma: la notizia è di una ventina di giorni fa, ma è stata portata alla luce solo oggi. Un paio di settimane prima che il tassista di Uber fosse arrestato, infatti, un’altra donna aveva scritto un reclamo alla società americana di trasporto, lamentandosi per “lo strano comportamento” dell’uomo. “Mi guardava spesso nello specchietto – aveva scritto la donna – con un sorriso un po’ strano, che mi metteva a disagio”.
Per tutta risposta, la società aveva inviato alla cliente una mail in cui si scusava con lei, rassicurandola: i funzionari incaricati avrebbero subito intrapreso delle azioni per approfondire la condotta del tassista. Ma così non è stato: oggi emerge che il tassista arrestato aveva già 8 denunce alle spalle, tra cui una per violenza sessuale e una per rapina, nonché una pessima fama nel suo villaggio dell’Uttar Pradesh.