“Bilancio dopo circa un anno di governo in Libia: più sicurezza, meno migranti. Ora puntare su crescita”. Questo il tweet scritto da Angelino Alfano dopo l’incontro in Libia col presidente del Fayez al Serraj. Al termine del meeting è andato in scena anche il faccia a faccia tra Alfano e il vicepremier libico Ahmed Maitig che “ha elogiato il ruolo dell’Italia nel sostenere la stabilità della Libia e ha affermato la necessità che essa abbia un ruolo lavorando con l’inviato dell’Onu, Ghassam Salaménel corso della prossima fase”. Il titolare della Farnesina, da parte sua, ha elogiato “gli sforzi profusi dal Governo di intesa per realizzare la stabilità e lottare contro l’immigrazione clandestina”. La riunione, svoltasi alla sede del Consiglio dei ministri, “ha riguardato gli sforzi profusi nel dossier sicurezza, in cooperazione con l’Italia, nel campo della lotta contro l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani. Il ministro – viene aggiunto – ha affermato che la notevole riduzione del flusso di migranti è dovuto alla cooperazione fra gli apparati di sicurezza”. Nell’incontro “sono state esaminate le prospettive di cooperazione in campo economico”.
Prima di partire per la Libia Alfano in un’audizione in Parlamento, aveva spiegato che il governo italiano, tramite il Fondo per l’Africa, continua a “mettere in atto iniziative per rafforzare il nostro partenariato con i Paesi africani di transito dei flussi migratori e consentire così un rafforzamento del controllo delle frontiere di questi Paesi”. La Libia, aveva aggiunto, “resta uno dei principali Paesi a cui l’Italia ha deciso di destinare una parte rilevante delle risorse del Fondo per l’Africa. Sono risorse destinate a intensificare la cooperazione nella lotta contro i trafficanti e il controllo delle frontiere, marittime e meridionali”. In particolare, “10 milioni di euroa beneficio di Unhcr per aiutare i libici a identificare i rifugiati e tutelare i loro diritti e 18 milioni di euro all’Oim per le attività di informazione e rimpatrio volontario dei migranti, oltre che di sostegno alle comunità libiche locali”. I primi risultati “già si vedono: l’Oim ha realizzato, a ora, oltre 7.300 ritorni volontari assistiti e prevede di arrivare, entro la fine dell’anno, a una cifra che si aggira tra le quindicimila e ventimila persone”.
Il protagonismo italiano nella vicenda libica , ha aggiunto, è chiaro, “è passata l’idea che troppe mediazioni e troppi mediatori, che troppi formati negoziali – certamente legittimi – hanno portato pochi risultati per la stabilizzazione della Libia”. Con l’arrivo di Salamé “è diventato chiaro che occorre accentrare nelle mani di un unico negoziatore la conclusione del processo per il quale i libici, in primo luogo, devono lavorare”. Alfano ha ribadito che “ridurre a uno il negoziatore è una idea che è passata ed è un elemento di forza nel ruolo che l’Italia svolge”.