Continuano gli attacchi suicida in Siria, questa volta però diretti contro un impianto per il gas naturale situato nella provincia di Homs. L’esplosione dell’autobomba ha causato 8 morti e almeno 15 feriti. Secondo quanto riporta l’Osservatorio per i diritti umani siriano, grazie alla prontezza delle guardie ad un posto di blocco si è scongiurato un disastro ben più grande. A quanto sembra gli uomini addetti al controllo, hanno individuato un’auto che si dirigeva a grande velocità contro l’ingresso dell’impianto e hanno cominciato a fare fuoco, costringendo le due persone a bordo a far esplodere il mezzo prima di raggiungere il loro obiettivo. I due uomini, entrambi marocchini, sarebbero morti nell’attentato.
Una versione diversa arriva Invece dall’agenzia di Stampa Sana, secondo la quale i due uomini sarebbero stati arrestati mentre cercavano di fuggire. L’attentato è stato rivendicato dal gruppo terroristico dello Stato Islamico. Continua così a salire il numero dei morti causati dall’Isis. Secondo una statistica dell’Osservatorio siriano per i diritti umani – basata su fonti mediche, civili e militari – dalla nascita del Califfato, in Siria e in Iraq, fino a fine giugno, sarebbero circa 1900 le persone cadute per mano del gruppo terroristico. Uccise con armi da fuoco, lapidate, decapitate o uccise negli attentati, la gran parte delle morti è avvenuta nelle province di Deir Ezzor, Hassaka, Raqa e Aleppo, Homs e Hama. Tra questi anche 120 persone appartenenti al gruppo terroristico, ma che avevano deciso di uscirne eper questo furono giustiziati.