La deadline per l'accordo sulla Brexit è fissata per questa settimana, in modo da consentire ai leader dei 27 di sancire il raggiungimento dei “progressi sufficienti” al vertice del 14-15 dicembre e chiudere la prima fase del divorzio del Regno Unito dall'Ue. “La proposta britannica era attesa il 4, è arrivata ma non è sufficiente” hanno riferito fonti all'Ansa. L'auspicio, a Bruxelles, è che Londra presenti una nuova proposta entro domani, “altrimenti non ci sarà abbastanza tempo“.
Verso la fase due
Al Consiglio è necessario infatti del tempo per preparare le linee guida sulla cosiddetta “fase due” dei negoziati, che riguarderà i rapporti futuri dopo il divorzio tra Londra e l'Ue, e in particolare i quelli commerciali. Mercoledì la Commissione europea, dopo essere stata aggiornata dal capo negoziatore Michael Barnier, dovrà valutare se la posizione attuale di Londra “è una buona base” per considerare raggiunti “i progressi sufficienti”, anche se a sancire quest'ultimo punto “saranno i leader dei 27”. Per il momento esiste una bozza di linee guida sulla fase due, preparata dal team di Donald Tusk, ma che ancora “non è stata discussa dagli Stati membri dell'Ue”. Se ne parlerà al Consiglio affari generali che si riunirà in formato a 27 il 12 dicembre, per preparare i lavori del summit europeo con i capi di Stato e di governo. Jean Claude Juncker, da parte sua, ha annunciato un nuovo incontro con Theresa May “questa settimana, domani o dopodomani”.
Il caso Ulster
Anche il ministro britannico per la Brexit, David Davis, intervenendo alla Camera dei Comuni, si è detto certo che la prima fase negoziale si chiuderà nei prossimi giorni. L'esponente del governo conservatore ha assicurato che l'obiettivo finale resta quello di evitare una frontiera “hard” fra l'Irlanda del Nord e quella del Sud, ma ha evocato la possibilità di un rinvio della definizione dei dettagli su questo punto alla fase due del negoziato, escludendo in ogni caso un qualsiasi status speciale per Belfast “rispetto ad altri territori del Regno Unito”. E quindi negando di fatto che l'Ulster possa restare nel mercato unico e nell'unione doganale. L'opposizione laburista ha da parte sua attaccato il governo Tory e Theresa May per aver accettato “un imbarazzante” veto degli unionisti nordirlandesi del Dup. Partito con il quale i Conservatori formano “una coalizione del caos“, ha polemizzato il ministro ombra per la Brexit, Keir Starmer, evocando a questo punto persino un possibile rinvio del divorzio dall'Ue. Pressato poi da vari deputati dell'opposizione sul riferimento a un “regulatory alignment” post Brexit fra Irlanda del Nord e Ue, contenuto nella bozza d'intesa congelata ieri a Bruxelles, Davis ha sostenuto che questa espressione non va intesa come un mantenimento dello status quo. A suo dire, essa non significa che l'Irlanda del Nord dovrà avere “gli stessi standard” di Bruxelles (restando di fatto nel mercato comune), ma che adotterà regole in grado di produrre “risultati simili” in termini di armonizzazione normativa. Ha poi aggiunto che lo stesso regime di rapporti commerciali – una volta che questi saranno definiti nel dettaglio nella fase due dei negoziati con l'Ue – potrà essere esteso automaticamente a tutti i territori del Regno.