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In Mongolia arriva la metropolitana

La Regione Autonoma della Mongolia Interna, nel nord della Cina, avrà la sua prima linea della metropolitana. Le operazioni di collaudo cominceranno sulla linea 1, nel capoluogo regionale Hohhot, alla fine di dicembre. Le autorità della regione hanno pianificato due linee, la linea 1 e la linea 2, con un investimento di 37,4 miliardi di yuan (5,4 miliardi di dollari), riferisce l’Ansa. Con una lunghezza complessiva di 49,02 km, le due linee avranno 43 stazioni. Il cambio tra le due tratte sarà possibile presso la stazione di Xinhua Square Station. La linea 1 è in fase di completamento, mentre la linea 2 è ancora in costruzione e le operazioni di collaudo inizieranno a fine giugno 2020.

L'economia del cashemere

La Regione Autonoma della Mongolia Interna contribuisce da sola per circa il 40% alla produzione mondiale di lana cashmere, secondo i dati riportati dall’Ansa del Dipartimento dell'industria e dell'informatica della regione. La Mongolia Interna detiene il 70% delle risorse di cashmere del Paese e nel 2018 ne ha prodotto oltre 6.600 tonnellate. “Il cashmere prodotto nella regione ha una qualità superiore rispetto a quella di altri Paesi e regioni alla stessa latitudine, ed è morbido ed elastico”, ha detto Wang Li, responsabile dell'ufficio per l'esame delle fibre nella regione. La Mongolia Interna ha anche prodotto 7,57 milioni di capi in cashmere nel 2018, il dato più alto tra tutte le regioni cinesi. Le aziende della regione, tra cui Erdos e Kingdeer, hanno creato una filiera completa che va dall'acquisto e la lavorazione della lana alla produzione fino alla commercializzazione dei capi di abbigliamento. Le due aziende, sottolinea l’Ansa, hanno creato stabilimenti in Birmania, Cambogia e altri paesi. La Mongolia Interna è situata nella regione settentrionale del paese. Ha un confine internazionale con la Mongolia e la Federazione Russa. La maggioranza della popolazione è composta da Cinesi Han con una minoranza mongola significativa. Le lingue ufficiali sono il cinese e il mongolo, l’ultima scritta nell’alfabeto classico, l’opposto della Mongolia (precedentemente Mongolia Esterna) dove viene utilizzato l’alfabeto cirillico.

Cuscinetto strategico per la Cina

La Mongolia interna costituisce un cuscinetto strategico per la Cina, sottolinea Limes. Nel corso dei secoli, ha protetto Pechino prima dalle invasioni barbariche e poi dalla minaccia dell’Unione Sovietica. Allo stesso tempo, questo territorio ha rappresentato per secoli un punto di contatto e di contaminazione culturale con la porzione settentrionale dell’Eurasia. Nella regione, ricca di risorse naturali, si trova il più grande giacimento di terre rare della Cina, primo paese al mondo per riserve di tale risorsa. Ciò rende la Mongolia Interna particolarmente rilevante nel confronto tra Stati Uniti e Repubblica Popolare per il primato tecnologico. Le terre rare sono essenziali per la fabbricazione di diversi tipi di microchip. Ciò spiega perché la loro esportazione non è sinora incappata nei dazi applicati dall’amministrazione Trump. Non è escluso, secondo Limes, che Pechino si serva del quasi monopolio che ha su questa risorsa per rispondere ai tentativi di Washington di ostacolare le attività economiche di Huawei. L’area mineraria di Bayan Obo (ovest della regione) è considerata la “capitale delle terre rare”. Limes stima che qui ve ne siano 100 milioni di tonnellate, cioè l’83% di quelle della Cina, che a sua volta possiede il 38% delle riserve mondiali. Si tratta soprattutto di quelle “leggere”, impiegate nello sviluppo di turbine eoliche, auricolari, microfoni, schermi lcd e al plasma, magneti, veicoli ibridi, videocamere, batterie ricaricabili, smartphone e missili guidati. Le terre rare “pesanti” e “medie” si trovano soprattutto nel Jiangxi. Poco dopo che gli Usa hanno vietato alle aziende americane di vendere componentistica a Huawei, il presidente cinese Xi Jinping ha visitato una fabbrica di lavorazione mentre faceva tappa in questa provincia. Non è escluso che, a causa di un serio aggravamento della competizione sino-statunitense, Pechino decida di far leva sulle terre rare nell’ambito della competizione tecnologica con gli Usa. La Repubblica Popolare, spiega Limes, rappresenta il 90% dell’offerta mondiale di questa risorsa e da qui è provenuto l’80% delle importazioni americane tra il 2014 e il 2017.

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