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In fiamme l’ex regno dei ghiacci perenni

Da giugno in poi, nelle aree intorno al Circolo Polare, alla Repubblica di Sakha in Siberia e in Alaska, si sono verificati oltre 100 incendi da record, sia per vastità che per durata. E solo nei primi 14 giorni di luglio, gli incendi nel Circolo Polare hanno già rilasciato circa 31 megatoni di CO2. I più vasti, riferisce Adnkronos, sono stati gli incendi in Siberia e ad Alberta in Canada, in particolare, è stato stimato che l’incendio di Chuckegg Creek ad Alberta si sia propagato per 300.000 ettari.  Lo fa sapere Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), realizzato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto dell'Unione Europea, che sta monitorando l’attività e le emissioni di questi eventi. Negli incendi, anche il fumo rappresenta un grave rischio per la salute non solo nelle vicinanze, ma anche lontano dalla fonte, a causa dal vento che trasporta i residui per centinaia di migliaia di chilometri. Cams ha rilevato lo spostamento di fumo diretto in Europa attraverso l’oceano Atlantico in solo un paio di giorni, come nel recente evento canadese, sottolinea Adnkronos.

Anidride carbonica e metano

Una delle più grandi riserve del mondo di carbonio organico si trova nel suolo artico. Quando il permafrost si scioglie, i batteri di questi strati di terreno prima ghiacciati trasformano il carbonio in anidride carbonica e metano, che viene poi rilasciato nell’atmosfera. “Il metano è un potente gas serra. Quanto più metano viene rilasciato nell’atmosfera dell’Artico, tanto più calore viene bloccato vicino alla superficie e le temperature aumentano, il che a sua volta fa sciogliere ancora più permafrost e così via”, spiega Brett Anderson, meteorologo di AccuWeather. Con un rilascio maggiore di gas serra, il conseguente riscaldamento nell’area può portare ad un repentino scioglimento che influenzerà la formazione dei laghi termocarsici artici, secondo uno studio pubblicato su Nature Communications e riportato da Meteoweb. “Mentre le temperature nella regione artica continuano a salire, si scioglie sempre più permafrost, che a sua volta si indebolisce e affonda nel suolo, portando alla formazione di più laghi”, aggiunge Anderson. Il sistema artico è profondamente diverso da quello dell’Antartide a causa della differente geografia di ciascuna regione. Il riscaldamento artico sta avvenendo molto più rapidamente rispetto a quanto previsto dai modelli e ad una velocità che è doppia rispetto a quella del resto del mondo, secondo James Overland, oceanografo della NOAA. Secondo il National Snow and Ice Data Center, l’estensione dei ghiacci dell’Artico nel dicembre 2017 era di 11,75 milioni di km², mentre nel dicembre 2016 era di 11,47 milioni, la seconda registrazione più bassa a partire dal 1979. Per anni, i ricercatori hanno potuto trovare banchi di ghiaccio dell’Artico risalenti a 10 anni fa e ora non si vedono più, secondo Mark Serreze, direttore di NSIDC. Il ghiaccio artico, evidenzia Meteoweb, non ha solo subito un notevole scioglimento negli ultimi anni, ma è anche più giovane e sottile rispetto a prima, aggiunge Serreze.

Riscaldamento killer

Con un maggior scioglimento, l’Artico apre una superficie oceanica scura, che consente l’assorbimento di una maggiore quantità di luce solare. Questo, a sua volta, causa un maggior effetto di riscaldamento, che rende l’Artico un sistema totalmente differente dalla grande e spessa calotta polare dell’Antartide. “Stiamo anche osservando più fuliggine nell’Artico, che sta oscurando la neve e il ghiaccio in superficie. La tendenza a lungo termine dell’estensione del ghiaccio artico di dicembre è in ripido declino”, conclude Anderson. La perdita di ghiaccio e l’aumento dello scioglimento del permafrost, puntualizza Meteoweb, possono solo inasprire il riscaldamento dell’area attraverso un circolo vizioso che potrebbe alla fine rivelarsi fatale per il nostro pianeta.

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