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In arrivo la “supertassa” di Trump

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E'imminente il giro di vite di Donald Trump contro l'elusione fiscale dopo lo scandalo dei Paradise Papers, che ha coinvolto, fra gli altri, giganti dell'economia Usa, come Apple, Ford, Pfizer e Nike. La stretta dovrebbe garantire entrate stimate in 154 miliardi di dollari in dieci anni. Nella riforma fiscale presentata dai repubblicani al Congresso americano è spuntata a sorpresa una “supertassa” del 20% sui soldi che le multinazionali versano all'estero, nelle casse di società affiliate che spesso operano in veri e propri paradisi fiscali.

La “supertassa” – che alcuni commentatori definiscono una vera e propria “bomba atomica” – in particolare dovrebbe essere applicata a tutte quelle multinazionali che si rifiutano di assoggettare le loro filiali o società offshore sotto la giurisdizione dell'Irs, l'agenzia delle entrate statunitense. Un escamotage usato da molte aziende che così evitano il pagamento delle tasse negli Stati Uniti su gran parte delle somme guadagnate. Fin dalla campagna elettorale l'ex tycoon aveva promesso di punire non solo le multinazionali che spostano parte della loro produzione all'estero, a danno dei posti di lavoro, ma anche quelle che si rifugiano in paradisi fiscali per eludere il sistema fiscale americano.

Ma l'ultima puntata dei Panama Papers non coinvolge solo il mondo dell'economia. Nella black list sono finiti anche vip del mondo dello spettacolo. Come Bono Vox, che si è detto “estremamente stressato” dalla possibile violazione delle leggi fiscali lituane da parte della società offshore utilizzata per acquistare un centro commerciale nel Paese. I documenti indicano che il frontman degli U2 è socio di una società basata a Guernsey che possiede il centro commerciale Ausra a Utena, nel nordest della Lituania. E le autorità trinutarie lituane hanno già annunciato che indagheranno sulla società offshore. In una dichiarazione pubblicata dal Guardian, la rock star dice che sarebbe “estremamente stressato se, anche come investitore passivo di minoranza… qualsiasi cosa meno che esemplare fosse stata fatta con il mio nome associato anche lontanamente”. E prosegue: “Sono stato assicurato da coloro che gestiscono la società che è pienamente conforme fiscalmente… Ho fatto campagna per la trasparenza dei beneficiari delle società offshore. Per questo il mio nome é sui documenti piuttosto che in un trust“.

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