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Il Partito socialdemocratico verso la vittoria delle elezioni in Romania

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Gli exit poll hanno assegnato la vittoria delle elezioni politiche in Romania al Partito socialdemocratico (Psd) di Liviu Dragnea. Un risultato che rispecchia i sondaggi della vigilia. Al Psd sarebbe andato il 42% dei voti mentre al secondo posto, molto distanziato, c’è il Partito nazionale liberale (Pnl) con il 19% dei consensi. Buono il risultato ottenuto dall’Unione per la salvezza della Romania (Usr), una nuova formazione politica che si attesta intorno al 10%. Al voto erano chiamati circa 18 milioni di romeni ma l’affluenza alle urne è stata decisamente scarsa: stando ai dati diffusi poco prima della chiusura dei seggi avrebbe votato infatti appena il 39,33% degli aventi diritto. I candidati erano circa 6500, 466 i seggi parlamentari da assegnare, ridotti da 588. Era solo una delle novità di questa consultazione elettorale. Le altre erano il voto per corrispondenza, il tetto massimo di spese per la campagna elettorale, l’aumento dei seggi all’estero e la videosorveglianza dei seggi per evitare brogli. Il ministero degli esteri ha organizzato 417 seggi all’estero, 123 in più del 2014: di questi ben 73 in Italia, il Paese estero con più seggi. Queste elezioni si sono svolte dopo un anno di governo tecnico guidato dall’ex commissario all’agricoltura dell’Unione europea, Dacian Cioloș, che ha fatto della lotta alla corruzione uno dei suoi capisaldi. Il voto ricopre un’importanza particolare in un momento di grande avanzata dei movimenti populisti e nazionalisti contrari ai migranti e alla stessa Unione europea.
Dieci i partiti che si presentavano al giudizio degli elettori. Previsto lo sbarramento del 5% per entrare in Parlamento. Il presidente Iohannis, liberale, peraltro in calo di popolarità, ha già dichiarato che non assegnerà l’incarico di formare un governo a chi, come Dragnea, ha processi penali pendenti. L’ipotesi più probabile è un esecutivo a guida Psd guidato dal vicepremier uscente Vasile Dancu ma dipenderà tutto dal presidente, a cui la costituzione assegna ampi poteri.

Mattia Sheridan: