Un boato di gioia si è levato dalla folla radunata davanti al Parlament della Catalogna di Barcellona, nel momento in cui è arrivata la notizia: il Governo della Regione ha proclamato l’indipendenza dalla Spagna e la nascita della Repubblica catalana. Il voto è avvenuto a scrutinio segreto, senza l’opposizione unionista che, prima della votazione, ha lasciato l’aula. Il tutto dopo che, solo poche ore fa, da Madrid era arrivata la decisione di applicare l’articolo 155 della Costituzione spagnola e decretare il decadimento dell’autonomia catalana. Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, lo aveva detto che, se Rajoy avesse confermato l’intenzione di revocare lo status autonomo della Catalogna, avrebbe dichiarato l’indipendenza. E’ anche vero, però, che nelle ultime ore la situazione era più che altro fatta di incertezza, con il presidente chiamato già ieri a fornire una risposta definitiva sul futuro della regione e a fare i conti con un governo tutt’altro che univoco.
Rajoy: “Via Puigdemont e il suo governo”
La risoluzione che dichiara l’indipendenza unilaterale dalla Spagna, è stata votata alla sola presenza dei partiti indipendentisti, con un risultato complessivo di 70 favorevoli, 10 contrari e due schede bianche. Assenti, quindi, tutti i partiti di opposizione quali i popolari, Ciudadanos e socialisti, già usciti prima dell’inizio della seduta conclusiva. A questo punto, entra in vigore la legge di transizione giuridica e di fondazione della Repubblica. Nel corso della giornata, mentre fuori dal Parlament catalano si radunavano cittadini ed esteladas sventolanti, a Madrid il Governo Rajoy lanciava, davanti al Senato, bordate contro Barcellona, con il premier a ribadire il ricorso al 155 ed etichettandola come “una decisione eccezionale” a fronte di “una situazione eccezionale”, sottolineando la sostituzione di Puigdemont e del suo governo nonché elezioni entro 6 mesi.
Contromisure spagnole
Ora, con la mossa di Barcellona, Rajoy si è affrettato a ‘twittare’ chiedendo “tranquillità a tutti gli spagnoli”, dicendosi sicuro che “lo stato di diritto restituirà la legalità in Catalogna”. Nel frattempo, il premier ha convocato il Consiglio dei ministri proprio allo scopo di ratificare, come riferito dalla ‘Vanguardia’, l’applicazione del 155. I membri del Govern e la dirigenza del Parlament, a questo punto, potrebbero essere accusati di “ribellione” (previsto dagli articoli 472 e seguenti del Codice penale spagnolo) e rischiare fino a 30 anni di reclusione. La Procura Generale dello Stato ha già pronta la denuncia. “Faremo le cose per bene – ha detto Rajoy -, con misura ed efficacia”, bollando come “criminale” il voto catalano. Tweet rovente anche da parte del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: “Per l’Unione europea non cambia nulla. La Spagna resta il nostro unico interlocutore”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Washington: “La Catalogna è parte integrante della Spagna”.