Alcuni Paesi del Medio Oriente sembrano concentrarsi sulla comune accusa contro la Turchia di appoggiare il terrorismo. Il quotidiano israeliano Tediot Ahronot ha pubblicato oggi un articolo nel quale viene denunciato il governo di Ankara di autorizzare sul proprio territorio le attività di addestramenti militari dei miliziani palestinesi di Hamas, nonostante le ripetute proteste degli Stati Uniti e di Israele.
Secondo quanto riportato dal giornale, Sala Aruri, un comandante della fazione islamica al potere a Gaza, avrebbe creato in Turchia il “Comando per la Cisgiordania e Gerusalemme” da dove dirige attività clandestine della sua organizzazione. In un’area di Istanbul sorvegliata dai servizi segreti, i miliziani di Hamas vengono istruiti all’uso di armi leggere e alla preparazione di ordigni.
Anche dalla Libia arrivano voci di protesta contro i presunti legami con i terroristi da parte di Ankara. Il governo di Tobruk accusa infatti la Turchia di sostenere le milizie filo-islamiche che a Tripoli hanno “imposto” il governo parallelo di Omar al Hassi, ed è anche per questo motivo che Abdullah Al Thani ha deciso di “rivedere tutti i contratti con le aziende straniere e di escludere le compagnie turche dalla possibilità di operare in Libia”.
Infine proprio ieri il ministro siriano della Riconciliazione nazionale, Ali Haidar ha accusato Ankara di assistere i militanti dello Stato Islamico. L’accusa viene mossa in seguito al blitz che l’esercito della Mezzaluna ha condotto in Siria nella notte tra il 21 e il 22 febbraio per evacuare il mausoleo di Suleyman Shah, il nonno del fondatore dell’impero ottomano Osman Gazi. A far scattare l’allarme è stato il fatto che non vi siano stati combattimenti tra le forze armate turche e i jihadisti che circondano la tomba. Un dettaglio che porta a pensare ad un precedente accordo tra il gruppo di terroristi e la Turchia.