Si fa sempre più tesa la situazione in Venezuela. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha respinto l'autoproclamazione a presidente a interim di Juan Guaidò, che ha definito un atto “riprovevole che comporta un forte pericolo“. Per il ministro la questione è “molto seria. Minaccia lo stato di diritto e la pace di tutti i venezuelani. Devo avvertire la popolazione del pericolo elevato che questo rappresenta per la nostra integrità, la nostra sovranità”.
Solidali col regime
A Nicolas Maduro è arrivata la telefonata di solidarietà di Vladimir Putin, tra i pochi leader mondiali a sostenere l'attuale presidente venezuelano. Per l'inquilino del Cremlino, la crisi politica interna è stata provocata dall'esterno. Da qui, l'auspicio di Putin che si trovino soluzioni all'interno del quadro costituzionale, superando le differenze attraverso il dialogo pacifico. Sulla stessa lunghezza d'onda, Recep Tayipp Erdogan, che durante un conversazione ha invitato il “fratello” Maduro a “resistere“.
Dalla parte di Guaidò
Il blocco occidentale, invece, si è apertamente schierato contro il regime bolivariano. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha chiesto alle forze di sicurezza venezuelane di “proteggere il presidente a interim, Juan Guaidò”. Il capo della diplomazia Usa, intervenendo all'Organizzazione degli Stati americani (Osa), ha confermato che “l'elezione di Maduro è illegittima” e ha annunciato “oltre 20 milioni di dollari di aiuti per il popolo venezuelano“. Di elezione irregolare ha parlato anche il ministro britannico degli Esteri, Jeremy Hunt. “Nicolas Maduro non è il legittimo leader del Venezuela – ha detto – il Regno Unito ritiene che Juan Guaidò sia la persona giusta per portare avanti il Paese”. Con Guaidò si è schierata anche l'Unione europea, come dimostra la telefonata intercorsa fra l'autoproclamato presidente e Antonio Tajani. “Gli ho espresso tutta la solidarità del Parlamento europea – ha spiegato il politico italiano – tra l'assemblea nazionale e il suo presidente legittimamente eletto e il dittatore Maduro scegliamo il presidente dell'assemblea nazionale e denunciamo con preoccupazione un Paese dove non c'è più democrazia e si muore di fame, dove milioni di persone scappano cercando rifugio in altri Paesi dell'America latina”. L'Europa, ha aggiunto, “deve aver il coraggio di prendere una posizione chiara come ho fatto io e il presidente Tusk e spero che l'Italia sia tra i Paesi che scelgono di stare dalla parte della democrazia e condannino Maduro che deve lasciare il suo posto. La stagione di Maduro e della dittatura castrista è finita”.