L’economia giapponese ritrova la crescita dopo due trimestri consecutivi al ribasso – appesantiti dal rialzo della tassa sui consumi dal 5 all’8% attiva da aprile – sfruttando la spinta di export (+2,7%) e spesa pubblica che ha aiutato a compensare i deboli investimenti nell’edilizia residenziale (-1,2% dopo il -7% dei tre mesi precedenti). I dati preliminari diffusi domenica dal Governo nipponico, tuttavia, sono inferiori alle attese degli analisti, vicine al 4% per quanto riguarda la rilevazione annuale. La terza economia al mondo segna nel 2014 una crescita limitata, pari allo 0,04%, il livello più basso degli ultimi tre anni, con i salari reali diminuiti dello 0,1%.
Il premier Shinzo Abe, attraverso la sua strategia denominata “Abenomics”, ha promosso la crescita del Paese con massicce iniezioni di liquidità nell’economia, oltre alla leva degli incentivi fiscali e del pacchetto di riforme strutturali (ancora in fase di stallo), principalmente con un allentamento monetario “ultraespansivo”.
L’attenzione ora si sposta sulla riunione della Banca del Giappone, che mercoledì comunicherà le sue decisioni di politica monetaria: le attese sono per una conferma della strategia in corso, resa ancora più espansiva nell’ottobre scorso. E con tutta probabilità sarà anche confermato un annacquamento sul piano temporale per il conseguimento di un target di inflazione al 2%, reso ancora più arduo dagli effetti del declino.